Quattordici anni fa – il 2 di novembre – ci lasciava don Oreste Benzi. Lo avevo conosciuto grazie a don Aldo. Ero allora capo della Squadra Mobile di Ancona. Mai avrei pensato che questo sacerdote dal sorriso bonario sarebbe diventato mio amico e che un giorno avrei assistito al suo processo di beatificazione.
Quando si pensa ai Santi si pensa a persone straordinarie e quasi estranee a questo mondo. Invece, don Oreste aveva tutto di questo nostro mondo: il suo viso pacioso e la corporatura robusta era nascosta da una tonaca lisa e consumata e te lo faceva sentire subito amico. Era solito sorridere. Solo quando parlava delle ragazze schiavizzate il suo sguardo diventava severo e ti faceva sentire colpevole. “Sono nostre figlie – diceva – non vanno consolate, ma liberate”.
Ho tanti ricordi che mi legano a lui. Ve ne voglio regalare uno. Una notte mi disse: “Andiamo in discoteca”. Era mezzanotte passata. “Voglio parlare con i giovani”. Dissi dentro di me: “Stasera si mette male”. Ma a Don Oreste non era possibile dire di no.
Arrivammo nel locale e sotto lo sguardo sbigottito dei buttafuori, entrammo. Lui avanti, con la veste da prete ed io dietro, con i miei uomini. Si avvicinò alla consolle e prese un microfono. Le luci si accesero ed i ragazzi, frastornati e stupiti, alla vista del prete, smisero di ballare. Lui parlò loro di Dio e del Paradiso. Non ricordo le parole che disse.
Ma ricordo gli applausi quando terminò il suo discorso e le mani dei ragazzi che battevano contro le nostre, mentre a fatica passavamo tra loro per uscire. E ricordo il suo sorriso mentre mi diceva: “Tutti i giovani sono buoni”. Una serata strana per un Capo della Squadra Mobile. Una delle mie serate più belle.