La voce degli ultimi

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Ecco come gli ultimi possono aiutarci a scoprire il mondo

Avevo lasciato una domanda aperta, chi sono veramente gli ultimi? per stimolare una riflessione necessaria anche a comprendere la linea editoriale indicata dal nostro direttore.

Innanzitutto, gli ultimi sono quelli che non hanno voce, esplicitando il senso e la missione della rubrica che teniamo aperta quotidianamente e che quotidianamente cerchiamo di riempire non solo per riflettere su argomenti importanti ma proprio per dare spazio a notizie ed a stimoli che provengono da chi è escluso dai quartieri residenziali dell’esistenza ed è costretto a vivere in periferia, o peggio, senza una dimora che lo protegga dalle insidie e dai mali del mondo.

Gli ultimi sono quelli a cui è mancato un pilastro fondamentale nel corso dell’esistenza per cui il loro edificio è sbilenco ed è costretto a reggersi su altri sostegni; sono quelli che hanno perso, per errore o volutamente, i riferimenti fondamentali della vita e procedono smarriti alla ricerca di se stessi; sono quelli ai quali la fortuna ha negato assistenza privandoli di beni essenziali alla dignità; sono quelli che soffrono affidando alla speranza la soluzione dei loro mali.

Ma sono anche tutti quelli che svolgono un’esistenza turbolenta per i disagi dell’adattamento a regole scritte per la gran parte delle persone ma non per tutte, sono quelli che non riescono ad inserirsi in un contesto adeguato alle loro aspirazioni, sono quelli i cui sacrifici non vengono ripagati, sono quelli che sbagliano e non possono tornare indietro.

Sono anche quelli che vivono di un lavoro duro e quelli che lo perdono e non riescono ad assicurare a sé ed ai familiari i beni essenziali, sono quelli che non lo hanno mai avuto e non sono mai riusciti a partire, sono quelli che sono dovuti partire per trovarlo.

Ci sono tanti modi di essere ultimi e molti sono quelli che sono ultimi in qualcosa, un po’ come chi è sempre a sud di un altro e così ognuno è ultimo per qualche motivo rispetto ad un altro.

Insomma è una condizione di relazione: si è ultimi se c’è un elenco, se c’è un confronto, se c’è una lista. Nessuno è ultimo in assoluto. Questo è il messaggio cristiano di speranza e di attesa rivolto a chi è indietro, in coda, lontano dalla meta: se guardi in te ed attorno a te c’è sicuramente qualcosa in cui sei più avanti, non sei ultimo e puoi confidare nella Provvidenza che ristabilirà l’equilibrio, magari non secondo le tue aspettative ma in modo inatteso di cui ti sarà svelato man mano il significato.

L’ultimo ha bisogno di essere considerato, sostenuto, aiutato, ascoltato; l’ultimo deve sapere che può, che deve andare avanti, che la giustizia terrena non è sempre conforme a quella divina e che il cammino verso la meta va percorso con serena speranza e con vigile attenzione.

L’ultimo merita l’attenzione del pastore che torna a recuperare la pecora mancante al rientro all’ovile (Mt. 18,12).

L’ultimo deve rivolgere il suo sguardo a Cristo, che si fece ultimo per consentire a chiunque di precederlo, per mostrare che anche l’ultimo può salvarsi, indipendentemente dalla sua volontà se trova grazia agli occhi di Dio (Rm. 3,24).

Non fa male sedersi tra gli ultimi e guardare il mondo da lì: si fanno scoperte che ci possono lasciare stupiti.

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