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Perché l’Ue punta su alcuni tipi di vaccini

Logo Interris - Vaccinarsi o no? Il vero problema è il Covid non i vaccini

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Con molta probabilità, a partire dal 2022, l’Unione Europea si indirizzerà principalmente su due tipi di vaccini, ossia Pfizer e Moderna. Questa scelta dipende soprattutto dai rarissimi eventi negativi – trombotici e vasculitici – che si sono verificati con tutti i vaccini che al loro interno vaccini virali. Il meccanismo non è ancora del tutto chiaro, ma si pensa che ci sia l’attivazione di un anticorpo contro un antigene misto su un fattore piastrinico che induce una vasculite o una trombosi acuta, quindi in gravissima complicanza. E’ chiaro che dovendo programmare per il futuro quale vaccino offrire alla popolazione, si cerca di evitare quelli che contengono fattori virali e di andare nella direzione dei vaccini a mRna che questi eventi negativi non li hanno prodotti o ne hanno causati in misura ancora più bassa. La scelta è di tipo prudenziale. Ma non solo.

Ci si basa anche sul grado di affidabilità delle aziende produttrici. Astrazeneca ha avuto qualche difficoltà nello scalare la produzione verso l’alto ed è finita al centro una diatriba legale. E’ chiaro che potendo, sia meglio puntare su un’azienda che fornisce un prodotto più sicuro e che sia più affidabile.

Nonostante la campagna di vaccinazione sembra stia dando buoni frutti, rimane la speranza di trovare un antivirale per combattere il coronavirus, questo aggiungerebbe ulteriore sicurezza. Se la vaccinazione fallisce per qualsiasi motivo, ipotesi che si potrebbe verificare negli immunodepressi, potremmo avere a nostra disposizione un’arma di riserva che uccide il virus. Anche se ci sono alcuni spiragli sul Remdesivir, purtroppo non siamo ancora a questo punto. Non possiamo dimenticare però il vaccino.

In questi giorni si è parlato delle difficoltà dei Paesi più poveri nell’assicurarsi dosi di vaccino sufficiente. I fattori che “fanno male” a questi Paesi in via di sviluppo, anche se in alcuni casi abbastanza evoluti come l’India, sono di due ordini: il primo è la minore disponibilità di vaccini, secondo le carenze e le fragilità dei sistemi sanitari. Questa combinata colpisce in particolare modo le persone più povere, i deboli. Infatti, anche se un Paese viene definito povero, al suo interno ci sono sempre persone ricche, che hanno la possibilità di accedere a cure migliori, polizze assicurative sanitarie e hanno a loro disposizione altri mezzi. I poveri, invece, devono per forza di cose ricorrere al sistema pubblico e “accontentarsi” dei vaccini che vengono messi a loro disposizione. Sono loro le vittime del sistema.

Abbassare i costi dei vaccini, o addirittura facilitare o sospendere i brevetti – molto difficile -, potrebbero essere strade percorribili. Ma non dimentichiamo che in questi Paesi i sistemi sanitari sono molto rozzi, non ci sono misure igieniche idonee. In questi casi, il vaccino è molto importante, ma non è l’unica cosa che dobbiamo assicurare.

Girolamo Sirchia: