Papa Francesco, nel corso del suo pontificato, con parole di grande levatura, ci ha ricordato più volte che “la globalizzazione ci rende più vicini, ma non ci rende fratelli”. E che la Terra, da lui definita la nostra “Casa comune”, si sta rovinando. Motivo per cui, secondo Bergoglio, “dobbiamo cambiare gli stili di vita e tendere a una ecologia integrale con la giustizia, l’impegno verso gli altri e la pace interiore”. Questo pensiero, per le giovani generazioni, deve fungere da guida verso un avvenire più equo, che sia in grado di mettere la tutela di ogni fragilità al centro dell’azione politica e sociale.
La strada verso il futuro, quindi, dovrà essere contrassegnata dalla fraternità tra i popoli e dal netto rifiuto della guerra che, a ogni livello, dovrà essere sostituita da una diplomazia di pace in grado di valorizzare sempre l’amicizia sociale, il camminare insieme e il dialogo interreligioso svolto primariamente attraverso l’ascolto del nostro prossimo. La drammatica attualità che stiamo vivendo, contrassegnata da numerosi conflitti, ha reso improrogabile il dovere di costruire ponti che uniscono e non muri che dividono. Solo agendo in questo modo e basandoci sul rispetto di rigorosi principi etici, si giungerà alla “globalizzazione della solidarietà”, ovvero l’unico vero deterrente contro ogni forma di discriminazione e disuguaglianza contro cui, i giovani, sono chiamati ad impegnarsi con tutte le loro energie, riaffermando la forza del bene ad ogni livello.