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Gli errori del passato su trasporti ed infrastrutture

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In questo anno pesantissimo, che per fortuna volge al termine, sulla scena oltre al tema della Salute è emerso un settore prima sottovalutato o non alla ribalta dei giornali come i Trasporti. Eppure senza trasporti un Paese bellissimo ma con un territorio complicato come quello dell’Italia non potrebbe funzionare.

Produzioni agricole al Sud che debbono arrivare al mattino presto ai mercati delle grandi Città del Nord Italia. Semilavorati prodotti nelle aziende dell’indotto auto che debbono arrivate alle catene di montaggio di Torino o di Pomigliano con al massimo 15 minuti di ritardo pena il fermo della produzione . Prodotti farmaceutici che debbono arrivare alle 19.331 farmacie

da Bardonecchia a Canicattì o agli ospedali da Susa a Catania, ecc. Eppure gli autotrasportatori sono forse la categoria pagata di meno in proporzione all’impegno e ai rischi. Eppure le infrastrutture non sono tra le priorità dei Governi o dei partiti, anzi negli ultimi dieci anni gli investimenti in infrastrutture di trasporto sono stati tagliati dai Governi.

Malgrado i ringraziamenti che stiamo ascoltando in questi giorni nello spot del Ministero dei Trasporti le cose per i trasportatori non sono migliorate. Da mesi le autostrade liguri sono rallentate da lavori di manutenzione che dovevano essere fatti negli ultimi dieci anni. Appena arriva la neve i trasportatori vengono bloccati al freddo e al gelo perché i mezzi che dovrebbero pulire le autostrade si sono mossi in ritardo o male.

Non è sempre stato così. Negli anni 50 Governi illuminati diedero il via alla costruzione delle Autostrade e dei Trafori autostradali alpini. Con la costruzione della Autostrada del Sole e della Adriatica la economia del nostro Paese si è avvicinata e gli agricoltori del Sud hanno potuto vendere le loro produzioni al Nord.

Con i trafori autostradali alpini abbiamo potuto esportare in tutta Europa auto, prodotti dell’abbigliamento e elettrodomestici. Sono aumentate le nostre esportazioni ed è cresciuto il lavoro e il benessere degli italiani. Nel 75 purtroppo la sconfitta della DC nelle amministrative portò alla approvazione di un emendamento che addirittura blocco la costruzione delle Autostrade per 24 anni e la crescita economica del Paese diminuì fino a cessare negli ultimi vent’anni.

I No Tav hanno bloccato per 20 anni la costruzione della TAV la rete di trasporti che attraverserà tutta la Pianura Padana e che dovrà collegate in modo trasversale i Paesi del Sud della Europa dal fondo della Spagna sino a Budapest .

Solo le nostre grandi Manifestazioni Sitav del Novembre del 2018 hanno spostato il favore degli italiani e ora dopo il voto del Parlamento i lavori sono ripresi.

Questo ragionamento è oggi di attualità perché nel Programma che il nostro Paese deve presentare in Europa per ottenere i soldi a fondo perduto del Recovery Fund o del NextGeneration Eu, lo spazio per le infrastrutture dovrà essere importante se vogliamo avere il favore dell’Europa.

La necessità di recuperare vent’anni di stagnazione cui vanno aggiunti i 10 punti di pil che abbiamo perso nel 2020 dovrebbe convincere tutti a credere di più nelle infrastrutture di trasporto soprattutto quello su rotaia perché zero inquinante.

Mino Giachino: