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La speranza non è solo un’attesa

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L’uomo non può vivere senza la speranza, tutti gli individui, chi più chi meno, sperano in qualcuno o in qualcosa. Lo constatiamo tutti i giorni, la società stessa ci “costringe” a far ricorso alla speranza. Quante volte abbiamo sentito dire speriamo che vada bene la salute, il lavoro, lo studio, la famiglia, le relazioni tra persone, è un continuo sperare.

Nel passato il filosofo Aristotele (384-322 a. C.) definiva la speranza: “Un sogno ad occhi aperti”, qualche secolo più tardi il grande oratore e scrittore romano Marco Tullio Cicerone (106-43 a. C) così si esprimerà: “Finché c’è vita, c’è speranza”. Un’espressione, che a distanza di millenni abbiamo sempre ascoltato e continueremo sicuramente ad ascoltare ancora. Ancor prima, nella mitologia greca Elpis era la personificazione dello spirito della speranza, quasi a dimostrare che la speranza ha accompagnato la vita dell’uomo, possiamo dire da sempre.

Ma lo scrittore e filosofo francese Albert Camus (1913-1960) arriverà addirittura a dire che: “Quando non c’è speranza, bisogna inventarsela”, potremmo aggiungere che la speranza è sempre stata parte integrante della nostra esistenza quotidiana. Ma verrebbe da chiedersi cos’è la speranza? E’ forse la capacità di proiettare la vita verso il futuro, verso un progetto che contraddistingue il genere umano?

Viviamo in una “società dell’incertezza” come scrive il sociologo polacco Zygmunt Bauman (1925-2017) dove nel nostro mondo postmoderno non c’è posto per la stabilità e la durata, l’apparenza prevale sulla sostanza, il tempo si frammenta in episodi, la salute diventa fitness, la massima espressione di libertà è lo zapping. Dalle macerie del vecchio ordine politico bipolare sembra emergere solo un nuovo disordine globale.

E la cosa che stupisce maggiormente nella nostra epoca che oggi alla speranza si preferisca l’indifferenza, il non senso o quantomeno l’irrilevanza del senso. Ma è così anche per il cristiano? Sappiamo che la speranza è una delle sette virtù teologali, e ci viene in aiuto il grande S. Agostino (354-430) nella sua opera latina scritta tra il 413 e il 426: “La città di Dio “affermando che: “E’ solo la speranza che ci fa propriamente cristiani”.

La speranza cristiana ci invita ed esorta ad avere un’attenzione amorosa nei confronti della vita, e vorremmo vedere nella speranza il rapporto tra finito ed infinito, che chiama tutto l’essere umano ad un destino di amore.

Dobbiamo ripeterci, l’uomo in un certo senso, non può vivere senza la speranza, egli deve aspirare a qualcosa, deve avere uno scopo nella vita e naturalmente la sensazione di poterlo raggiungere, essa è collegata con un valore che vogliamo dare alla nostra esistenza. Nel libro “Il prezzo della speranza” scritto dal biblista gesuita il cardinale Carlo Maria Martini (1927-2012), egli ritiene che nel: “… suo senso forte, la speranza non è mai speranza in un bene, in un oggetto, ma è anzitutto speranza in qualcuno”.

E quel qualcuno è Gesù Cristo, ce lo dice San Francesco (1181-1226) nelle lodi di Dio, come riportato nei “Fioretti”: “Tu sei la nostra speranza”, ed ancora “Ed Egli non abbandonerà quelli che sperano in Lui”.

Nell’Enciclica del 2007 “Spes Salvi” Benedetto XVI parlando della speranza, così ha scritto: “Speranza”, di fatto, è una parola centrale della fede biblica – al punto che in diversi passi le parole “fede” e “speranza” sembrano interscambiabili. Egli sostiene inoltre che la speranza cristiana non è individuale, ma deve essere comunitaria, cioè deve essere vissuta in comunione con Gesù e con tutti i fratelli.

Numerose sono le citazioni sulla speranza nella Sacra Scrittura, e lunga sarebbe la loro elencazione. Basti per tutti e per ciascuno ricordare, in proposito che per il cristiano la “Speranza” è basata sulla attesa del Regno di Dio e che essa vive e cresce con la fede.

Ce lo conferma il sacerdote poi diventato santo Josè Maria Escrivà de Balaguer (1902-1975) e fondatore dell’Opus Dei: “Cresciamo nella speranza, perché così ci rafforzeremo nella fede “.

Ecco che allora la speranza cristiana, non riguarda un futuro incerto nella speranza stessa che si realizzi, ma costruisce un futuro certo, anticipato e garantito dalla resurrezione di Cristo, e in Lui, il futuro è già cominciato e un cristiano può solo accoglierlo.

Nella prima Lettera di San Pietro scritta in Babilonia tra il 62 e il 64 d.C. leggiamo: “E chi potrà farvi del male, se sarete ferventi nel bene? Se poi doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non sgomentatevi per paura di loro e non turbatevi, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi…”. Solamente la speranza cristiana dell’Amore di Dio, può dare all’uomo, serenità e pace interiore in tutte le circostanze difficili e particolarmente nel momento estremo della sua vita.

Papa Francesco così definisce la speranza cristiana: “Un’ ancora che affonda nella riva dell’aldilà, un’aspettativa verso la rivelazione del Figlio di Dio”. Ed è fin chiaro che la speranza cristiana non nasce al di fuori della fede, ma dentro un contesto di fede. Ogni cristiano scorge la solidità e la forza della speranza, guardando in alto verso Dio, guardando la Croce di Gesù.

Nel giorno dell’Ascensione giovedì 9 maggio, Papa Francesco nella Bolla di indizione dell’Anno Santo del 2025, così scrive nel testo: “La speranza non delude…”.

E il pensiero del pontefice, va verso coloro che giungeranno a Roma e a quanti non potranno essere presenti durante il Giubileo: “Per tutti possa essere un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, porta di salvezza; con Lui la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e a tutti quale nostra speranza”.

Gualtiero Sabatini: