Categories: Opinione

Solo l’amore può curare il dolore

In questi giorni la LEV – Libreria Editrice Vaticana ha dato alle stampe, nella collana Volti, il libro L’amore nel dolore, un’interessante raccolta di interventi e testimonianze curata da Sr. Cristiane Pieterzack, una giovane religiosa di nazionalità brasiliana, laureata in filosofia etica alla Pontificia Università Gregoriana, che ha voluto affrontare il tema antico della presenza del dolore nell’umanità e della sua medicina primaria costituita dall’amore.

Amore e dolore sono intrecciati tra loro in maniera inestricabile, non esita a scrivere nella prefazione Andrea Monda, direttore de L’Osservatore Romano, citando Diario di un dolore di C.S. Lewis, una nuda e cruda testimonianza autobiografica del celebre scrittore che sposò in ospedale la donna di cui si era innamorato per perderla dopo poco. E la copertina ospita appunto la foto di una donna, giovane moglie di uno degli autori, repentinamente scomparsa per un male incurabile, che rivolge lo sguardo attento in alto, come in ascolto del proprio destino, di una volontà superiore.

Il libro spazia da un ritorno alla vita da parte di chi sembrava averla persa per scoprire una nuova missione, al tragico destino di vivere due suicidi di familiari, da un genitore di due figli autistici consapevole del compito che deve affrontare ad un infermiere costantemente vicino ai familiari di persone sofferenti che anela il principio di speranza, dal costante ricordo della persona perduta ad una volontaria delle missioni in Africa, dove il male ed il bene sono inscindibilmente fusi ed una porzione di riso deve essere divisa con chi non ha neanche quella: testimonianze dirette, raccolte e raccontate da chi le ha vissute in prima persona, sulla propria pelle e di fronte agli affetti primari, che scuotono il lettore – parte attiva di un libro come osserva Andrea Monda – fino a fargli porre la fatale domanda: dov’è Dio?

Un infaticabile sacerdote missionario, don Valeriano Montini, che ebbi occasione di conoscere una decina di anni fa, mi volle ad un convegno nella Parrocchia che allora reggeva per rispondere alla domanda di una madre che aveva perso un figlio adolescente: non fu facile ma ricordo che gli interventi sottolinearono che la morte era un elemento imprescindibile della vita e non si poteva relegare tra gli argomenti sgradevoli da evitare; in alcuni paesi è ancora invalso l’uso di seppellire i defunti nel sagrato della chiesa, per consentirne la vicinanza alla comunità che si riunisce e tiene in vita il dialogo e l’insegnamento. Volli abbozzare una risposta, parafrasando una nota poesia di incerte origini, rivolgendomi a quella madre per dirle che Dio la stava portando in braccio.

È da questo punto di osservazione che Sr. Cristiane ha mosso la sua indagine, seguendo il primo insegnamento di Cristo che vuole l’amore al primo posto delle azioni umane, perché solo l’amore – quello incondizionato, gratuito e verso chi soffre, si legge in un altro intervento – può curare il dolore poiché la compassione è la risposta al non-senso della passione, del patimento, poiché non si trovano ragioni nel santuario del dolore, luogo in cui si sopportano non solo le sofferenze ma l’intera umanità.

Accanto alle testimonianze l’autrice ha raccolto interventi di approfondimento per analizzare quanto l’irruzione della malattia scuote le nostre esistenze, come acutamente afferma nel suo saggio un medico psicoterapeuta della Croce Rossa, e come la solidarietà sociale possa essere il cammino da percorrere per condividere, non possedere, come invoca un autorevole saggista, già direttore di Avvenire, che cita il dramma assurdo di Moby Dick in cui Melville pone il limite dell’uomo di fronte all’assoluto, anche attraverso il contributo di un’assistente sociale che analizza la necessità di migliorare la relazione di aiuto pubblico, alla identificazione dell’amore con il dolore, nell’intervento conclusivo di una giovane imprenditrice che fa proprie le parole di S. Teresa di Calcutta sulla necessità di agire per rispondere al grido di aiuto.

Il libro non è solo un viaggio nella realtà ma è anche una guida alla riflessione, un invito al dibattito stringente per eludere l’effimero e relegarlo tra i non pensieri ed affrontare con spirito cristiano il cammino verso la pienezza.

Roberto de Tilla: