Opinione

Il significato e le origini della festa del Corpus Domini

La solennità del “Corpus Domini” è una delle principali della Chiesa cattolica e fu istituita ufficialmente nel 1264 dal pontefice Urbano IV (1261-1264), con la famosa bolla del 1264 “Transiturus de hoc mundo”, nella quale si decretò che la festa fosse celebrata ogni anno in tutto il mondo cristiano il giovedì dopo l’ottava di Pentecoste. Egli era stato sollecitato dal vescovo di Liegi, Enrico di Gheldria (1215-1284). In Italia dal 1977 venne trasferita alla domenica successiva alla ricorrenza stessa.

La solennità del “Corpus Domini” era nata a Liegi, in Belgio nel 1247 per iniziativa di un’infermiera e monaca agostiniana Giuliana di Mont-Cornillon (1193-1258), che nel 1208 ebbe una visione: le apparve Gesù, che le chiese di adoperarsi affinché venisse istituita una festa in onore del Santissimo Sacramento.

Dal 1222, anno in cui fu nominata priora del convento di Mont-Cornillon, chiese consiglio ai maggiori teologi ed ecclesiastici del tempo con lo scopo di chiedere l’istituzione della festa. Scrisse una petizione anche al cardinale francese Hughes de Saint Cher, all’arcidiacono di Liegi, Jacques Pantaleon (futuro Urbano IV) e a Roberto de Thourotte vescovo di Liegi. Lo stesso vescovo convocò nel 1246 un concilio e ordinò che a partire dall’anno successivo si celebrasse la festa del Santissimo Sacramento. In quel periodo i vescovi potevano istituire festività all’interno delle singole diocesi. Ma a rendere la solennità del “Corpus Domini” importante per tutta la Chiesa universale fu il miracolo che avvenne a Bolsena nel 1263.

Un sacerdote boemo, Pietro da Praga, che aveva dubitato della reale presenza di Gesù nell’ostia e nel vino consacrati, al ritorno del suo pellegrinaggio verso Roma, si fermò nella cittadina di Bolsena, dove al mattino seguente celebrò la Messa nella chiesa di Santa Cristina. Ma qui, durante al celebrazione avvenne qualcosa di grandioso e suggestivo al tempo stesso. Tutto il fatto è scritto nel “Chronico” del domenicano Antonino Pierozzi (1389- 1459) Arcivescovo di Firenze che così ci racconta: “Mentre un sacerdote stava celebrando messa, (questo don Pietro da Praga) al momento della consacrazione l’Ostia avrebbe cominciato a sanguinare imbrattando il corporale e tutto ciò che era sopra e sotto l’altare compresi i gradini”. Il corporale è quel pezzo di stoffa inamidata su cui vengono posti il calice e la patena con l’Ostia.

Il sacerdote Pietro, ripresosi dallo sbigottimento, insieme ai canonici di Santa Cristina e dai testimoni presenti al prodigio, si recò nella vicina Orvieto, dove temporaneamente soggiornava, con la sua corte papa Urbano IV, al quale il sacerdote confessò il suo dubbio, chiedendo il perdono e l’assoluzione. Il Papa inviò a Bolsena il vescovo di Orvieto Giacomo, per verificare il fatto e portare fino a lui, le reliquie. Al ponte di Rio Chiaro, oggi ponte del Sole, avvenne l’incontro tra il vescovo Giacomo e il pontefice. Genuflesso, Urbano IV ricevette l’Ostia e i lini intrisi di sangue e li recò, tra la commozione e l’esultanza di tutti, nella cattedrale di Orvieto Santa Maria e dopo averli mostrati al popolo, li pose nel sacrario.

Secondo una tradizione popolare, fu allora che gli orvietani stabilirono la costruzione del celebre Duomo, conosciuto per la sua bellissima e unica facciata in tutto il mondo, e al suo interno sono custoditi l’Ostia, il Corporale e il purificatoio, mentre a Bolsena, nella chiesa di Santa Cristina sono conservate le quattro lastre di marmo macchiate del sangue.

Papa Urbano IV inoltre affidò a Tommaso d’Aquino (1224-1274), teologo e Dottore della Chiesa, la composizione dell’Ufficio liturgico della Messa del “Corpus Domini”, a lui si devono anche gli inni che risuonano nelle nostre chiese. “Pange lingua”, “Panis Angelicus”.

La festa del “Corpus Domini” ha sempre avuto il carattere di una manifestazione di trionfo che il popolo cristiano vuole tributare al Signore per il grande dono dell’Eucarestia, un trionfo che si sintetizza, oltre che con le processioni, con le tradizionali infiorate che ricoprono le vie principali anche dei piccoli paesi.

Giovanni Paolo II, nel 1979, volle rispristinare un’antica tradizione romana, quella della processione con il SS. Sacramento, iniziata nel XV secolo da Nicolò V (1447-1455), il devoto corteo partendo dalla cattedrale di Roma, S. Giovanni in Laterano, raggiunge attraverso via Merulana, la basilica di S. Maria Maggiore, la processione termina con la benedizione con il SS. Sacramento.

Il culto e l’adorazione dell’Eucarestia traggono valore dal mandato stesso di Gesù: “Fate questo in memoria di me”. L’Eucarestia è dunque il cibo quotidiano del credente in Cristo, è sacrificio e presenza reale del Risorto in mezzo alla comunità cristiana, in ogni ostia consacrata. Quando il fedele e credente, entra in chiesa ovunque al mondo, sa che lì, nel Tabernacolo, è veramente il Signore, realmente presente sotto le specie eucaristiche.

Gualtiero Sabatini

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