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Serie A, regna l’equilibrio ma c’è chi si rilancia

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Sotto il vestito, niente. Nel penultimo turno prima della sosta, succede praticamente nulla nel massimo campionato di calcio. Vincono tutte le prime della classe lasciando di fatto la classifica com’era prima del calcio d’inizio. Unica defezione, quella della Roma che ha fallito l’esame di maturità crollando a Bergamo e rilanciando in grande stile l’Atalanta e la Lazio che all’Olimpico fa festa contro i Napoli.

Milan, prova di forza

In testa rimane il Milan che al Mapei di Reggio Emilia trova una convincente vittoria. Finisce 2-1. La sbocca Leao, il raddoppio di Saelemaekers, mentre solo nel finale i Sassuolo riesce ad accorciare grazie ad una punizione di Berardi. Milan che resta in testa alla classifica a +1 sull’Inter vittoriosa a San Siro sullo Spezia e a +4 sulla Juve che ieri si era imposta a Parma. I rossoneri hanno chiuso la pratica con Leao e Saelemakers nel primo tempo di una partita largamente dominata con una straordinaria prova di forza. Il vantaggio è il più veloce nella storia della serie A, appena 6 secondi e 76 decimi, quanti ne sono serviti a Leao per sbloccare il risultato.

Tutto studiato a tavolino con la percussione centrale di Calhanoglu dopo il calcio d’inizio e l’inserimento del portoghese, che ha bruciato Consigli. Sassuolo colpito al cuore, sulle gambe, Milan padrone. Calhanoglu si vede annullare dal Var un gol millimetrico (decisione giusta), poi il raddoppio firmato da Saelemakers che ha ribadito in rete una percussione a sinistra di Leao. Sassuolo non pervenuto, tanto che per graffiare, deve aspettare il tramonto del match quando Berardi la mette dentro su calcio di punizione. E nulla più. Stravince il Milan che rimane al comando della classifica, perde terreno il Sassuolo che rimane al sesto posto a otto punti dalla capolista.

L’Inter resta in scia

Un punto sotto rimane l’Inter. Doveva solo vincere, e vittoria è stata per i nerazzurri che hanno battuto lo Spezia a San Siro. Il massimo col minimo sforzo: 2-1, firmato dai gol di Hakimi e Lukaku. Inutile il gol di Piccoli in pieno recupero. L’Inter parte con il solito andamento lento, passeggia in mezzo al campo, ma alla fine l’Inter la porta a casa pur senza brillare. La sblocca Hakimi che approfitta di una disattenzione dei liguri. Squadra sbilanciata in avanti, classica ripartenza a destra con la galoppata di Hakimi che fredda il portiere spezzino sul primo palo.

Ritmi sempre bassi, ma ci pensa lo Spezia a facilitare Conte. I liguri perdono brillantezza e basta un’altra disattenzione per regalare i raddoppio ai nerazzurri. Nzola tocca con la mano in area un cross du Sensi e Fabbri, dopo l’intervento del Var, concede il rigore che Lukaku trasforma e chiude il match. Solo nel recupero arriva il 2-1 spezzino figlio di una disattenzione collettiva, che Conte non gradisce. Restano i tre punti, l’unica cosa che oggi contava, che permettono ai nerazzurri di tenere il passo del Milan e restare a meno uno dalla vetta.

Juve, tutto facile

Al terzo gradino rimane solitaria la Juventus che nell’anticipo aveva schiantato il Parma: 4-0. Al Tardini l’ex Kulusevski, Cristiano Ronaldo (doppietta) e Morata firmano la vittoria esterna contro il Parma che permette  Pirlo sale a quota 27 punti in classifica a quattro lunghezze dalla vetta. .Se vogliamo una Juve perfetta, che sbaglia nulla e che si avvicina a grandi falcate all’idea di gioco di Pirlo.

Roma flop, vola la Dea

L’occasione per rimanere a ridosso del Milan, la perde la Roma che naufraga amaramente al Gewiss di Bergamo travolta (4-1) in rimonta da una splendida Atalanta. L’esame lo superano proprio i bergamaschi. E pure a pieni voti. Nuova bocciatura per la Roma che dopo il poker subito dal Napoli, ne prende in rimonta altri quattro a Bergamo. Finisce 4-1 per la Dea. Dzeko illude i giallorossi portando avanti la Roma nella prima frazione. Zapata, Gosens, Muriel e Ilic la ribaltano la ripresa. Una sconfitta che per la Roma poteva anche starci, non certo la pesante umiliazione. Si rilancia invece l’Atalanta che dopo il pari di Torino, trova altri tre punti vitali nella corsa alla zona Champions. La Dea sale al settimo posto a quota 21 (a dieci dal Milan) ma con una partita da recuperare, mentre la Roma resta ferma a quota 24 a sette dalla vetta. Ma con tanti interrogativi cui dare una risposta.

Lazio in grande stile

All’Olimpico il riscatto lo trova la LazioNapoli invece condannato alla seconda sconfitta esterna consecutiva. All’Olimpico finisce 2-0 per la banda Inzaghi per effetto dei gol di Immobile nel primo tempo e Luis Alberto nella ripresa. Napoli con gli uomini contati in attacco (out Mertens, Insigne e Osimhen). Di contro una Lazio avvelenata (un punto nelle ultime due partite) e vogliosa di tornare a dare un senso alla sua stagione. E la vince a Lazio, pratica, cinica e concreta rispetto ad un Napoli passivo, irriconoscibile, con troppi uomini fuori fase. Per la Lazio tre punti d’oro d che consentono a Inzaghi di agganciare l’Atalanta al settimo posto a quota 21. Fallisce il salto di qualità il Napoli che rimane al quinto posto con 23 punti e non riscatta l’inopinata sconfitta di San Siro.

Nella Lazio dopo la perdita di Correa, si ferma anche Acerbi durante il riscaldamento (in campo Caicedo e Hoedt), Gattuso invece deve fare a meno di Mertens e Osimhen infortunati, Insigne squalificato, con un attacco ridisegnato con Lozano, Politano e Petagna. I ritmi sono bassi ed è un vantaggio per i padroni di casa che ragionano meglio rispetto ad un Napoli colpevolmente assente. Dietro marcature lentissime, atteggiamento irriverente e spocchioso. Prova a darsi da fare Petagna ma predica nel deserto. Irriconoscibile Fabian Ruiz che solo una volta trova lo smalto per battere  rete, bravo l’ex Pepe Reina a chiudere. Sugli esterni il Napoli non graffia (Di Lorenzo e Rui impalpabili), in mezzo Fabian latita, Zielinski si perde sul più bello. La Lazio fa quella che doveva fare. Attenta dietro, pragmatica dalla cintola in su.

E alla prima occasione la Lazio colpisce con il solito Ciro Immobile che la gira di testa di giustezza da centro area (troppo spazio concesso dal reparto difensivo azzurro, Maksimovic dov’era?) raccogliendo un cross al bacio di Marusic. Reina, dopo Ruiz, ci mette una pezza su Zielinski, ma il Napoli è tutto qui e la Lazio è stata brava a reggere l’urto e gestito bene il vantaggio. Dieci minuti nella ripresa e finisce la partita di Koulibaly, oltre a quella di Politano: dentro Manolas ed Elmas, scelte giuste con Elmas che si piazza a sinistra e Lozano scivola dalla parte opposta. Ma non c’è tempo per sistemarsi in campo che la Lazio piazza il colpo mortale.

Gli errori si pagano e il Napoli lo paga a carissimo prezzo. La frittata la combina Mario Rui che rimette una palla in orizzontale che finisce nel radar di Escalante che lascia a Immobile  che vede a rimorchio l’inserimento di Luis Alberto che dal limite la piazza dove Ospina non può arrivare. E finisce qui. Con un pesante 2-0 per Gattuso che adesso dovrà lavorare sulla testa di una squadra apparsa spenta, ma che mercoledì è chiamato a ritrovare la via della vittoria al “Maradona” contro il Torino. Vittoria meritata invece per la Lazio, attesa mercoledì ad un nuovo esame verità a San Siro contro la capolista Milan.

Massimo Ciccognani: