Non di te, mai di te crocefisso che squadri noi penosi dietro ai muri tutti sporchi di pensieri senza spalle dove appendere quelle voci, quel colore di gesso. Siamo noi adesso a chiodarci i polsi alle croci – noi ladroni con la noia domenicale che copre la televisione spegne l’urlo al Golgota e non vogliamo deposizioni. (Giuseppe Nibali)
Perché oggi queste rime? Se c’entrano certamente con il periodo pasquale, che legame hanno invece con la scuola o con l’educazione? L’autore, classe 1991, è un giovane poeta e docente siciliano che insegna con passione in una scuola secondaria di primo grado in Lombardia; con orgoglio posso dire averlo visto crescere, di aver letto e corretto i suoi temi, di essere stato il suo prof. di Lettere al liceo! La scuola è dunque generativa e la generazione migliora.
Nella scuola si lascia un segno e non sono solo ferite. A scuola si imparano le poesie e si nutre l’animo del poeta. Scrivo di Giuseppe per non andare fuori dall’argomento, ma potrei raccontare anche di altri studenti, oggi donne e uomini, professionisti, genitori, amici, realizzatori di sogni condivisi anni fa, costruttori di una società migliore. Con loro ci siamo augurati tante volte “buona Pasqua”, con diversi continuiamo farlo, cioè continuiamo a sperare oltre ogni speranza. Auguri!
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