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Giuseppe, santo troppo spesso dimenticato

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8 dicembre 2020 – 8 dicembre 2021: anno di San Giuseppe. Sì, il papa ha valuto questo anno dedicato alla figura di San Giuseppe per ricordare i 150 anni da quando il il Beato Pio IX lo ha dichiarato “Patrono della Chiesa Cattolica”. E Papa Francesco ha colto questa occasione per regalarci una sua riflessione, semplice, ma ricca di spunti sulla figura di San Giuseppe. In questo articolo mi limiterò a sottolineare alcune parole di Papa Francesco, senza aggiungere granché di mio, se non lo stupore di fronte alla figura di questo santo, purtroppo spesso dimenticato.

Il titolo più bello rivolto san Giuseppe lo troviamo nel vangelo di Matteo, dove è chiamato «uomo giusto» (Mt 1,19). Questa espressione equivale a santo, obbediente, sempre disponibile ad eseguire la volontà di Dio. Obbedire al Signore è caratteristica fondamentale della santità, ma in Giuseppe è interessante il modo con cui si è espressa la sua obbedienza: la sua è stata una vita silenziosa, mite, nascosta. Obbediente senza far rumore, obbediente senza mettersi in luce. Guidato da Dio attraverso i sogni, accetta di prendere con sé Maria e di diventarne il custode, la accompagna a Betlemme dove vede nascere Gesù in una grotta, fugge in Egitto per salvargli la vita, lo riporta a Nazaret quando sembra che le cose sia più calme. Non parla mai: è semplicemente pronto a mettersi a disposizione del Signore per custodire Maria e Gesù. Eccolo! Giuseppe, il custode, Giuseppe che si prende cura. Uomo di fede, accetta di non capire, ma di restare al suo posto senza nemmeno commentare allorché a Gerusalemme si sente dire da Gesù dodicenne che si era volontariamente smarrito: “Perché mi cercavate?”.

Ovviamente non capì. Come non capì Maria, ma non obiettò. Il suo compito era quello di servire con amore, senza pretendere nulla. Il Papa sottolinea questa obbedienza nel silenzio di Giuseppe quando di lui afferma che fu padre nell’ombra: sempre in secondo piano. Ma fu padre nell’ombra anche nel senso che fu l’ombra di Gesù, senza mai staccarsi da Gesù. Gesù non era suo figlio naturale, eppure Giuseppe si comportò veramente da padre, assumendosi responsabilità grandi verso quel figlio, senza mai essere possessivo, nella consapevolezza che l’amore, quando vuole possedere, alla fine diventa sempre pericoloso, imprigiona, soffoca, rende infelici. La felicità di Giuseppe è nella logica del dono di sé. E da questo modo di amare si evidenza un’altra caratteristica di Giuseppe: fu padre nella tenerezza. Come il Signore fece con Israele, così Giuseppe fu per Gesù.

L’obbedienza, la capacità di accogliere, il silenzio non fanno però di Giuseppe un uomo passivo, senza carattere. Giuseppe si fida, si dona, ama, ma non è senza carattere. Sicuramente ha vissuto emozioni forti, ha affrontato grandi pericoli per cui ha fatto sua la parola tipica delle grandi chiamate: Non temere. Lo stile di vita di Giuseppe, pertanto, non nasce dal fatto che non ha carattere, ma dal fatto che pone la sua fiducia nel Signore. Quel “Non temere” all’inizio della sua vicenda, lo ha sempre accompagnato, così come del resto è accaduto per Maria. E’ sempre questo il motivo per cui possiamo vedere in Giuseppe momenti di intraprendenza creativa, momenti di coraggio. Soprattutto nelle difficoltà Giuseppe agisce ed agisce con determinazione. Per cui a Betlemme si preoccupa di trovare un rifugio per Maria; davanti al pericolo di Erode, organizza la fuga in Egitto; in Egitto Giuseppe ha dovuto organizzare la vita di Gesù e Maria e ha dovuto lavorare per sostenere la famiglia. Anche se sempre nel silenzio, spesso vediamo Giuseppe come protagonista. In effetti, Gesù e Maria, sua Madre, sono il tesoro più prezioso per lui.

Era chiaro per Giuseppe che la fede che ripone ogni fiducia in Dio non ci esonera dalla nostra intraprendenza: “Quando avete fatto tutto dite: Siamo piccoli, pensaci tu!”. Ma solo “Quando avete fatto tutto quello che c’era da fare!” (cfr Lc 17,10).

La Chiesa è il prolungamento del Corpo di Cristo nella storia, per cui San Giuseppe non può non essere il Custode della Chiesa. E all’interno della Chiesa San Giuseppe è invocato come protettore di coloro che più ricordano la piccolezza e la fragilità di Gesù: i miseri, i bisognosi, gli esuli, gli afflitti, i poveri, i moribondi. E noi? Nelle situazioni difficili, dove viviamo una povertà di qualsiasi tipo, invochiamo San Giuseppe, per sperimentarne la vicinanza e la custodia. Ma, come suggerisce il Papa, impariamo ad imitarne le caratteristiche. Crescere nell’amore e nella conoscenza verso di lui, infatti, comporta la imitazione: imitiamo il silenzio fattivo, la generosità umile, la fiducia intraprendente, la prontezza accogliente, l’abbandono senza timore.

mons. Gerardo Rocconi: