Ho sostenuto da ben prima del lockdown l’esigenza di ricorrere maggiormente alle tecnologie digitali per aiutarci nella vita normale per amministrare meglio il tempo che abbiamo a disposizione durante le nostre giornate, sempre più caotiche ed impegnative. Infatti da tempo avvertivo che forte fosse il disallineamento tra le tecnologie che pur possediamo ed il loro uso minimale nella nostra vita di relazioni affettive, sociali, di istruzione, formazione ed economiche.
La prepotente irruzione della pandemia nella nostra vita personale e collettiva, ha preteso attività sostenute dai collegamenti on line, come unico rimedio per poter supplire alla esigenza di non incontrare fisicamente le persone, cosicché ecco che le persone hanno imparato e si sono convertite ad una vita sociale poggiata sulle comunicazioni digitali. Dunque, non c’è stata sfera dei nostri interessi che non ci abbia obbligato a cambiare abitudini e ad aggiornarci nell’uso dei nuovi sistemi di comunicazione.
Io personalmente ne sono rimasto entusiasta, ma l’altro ieri ho cambiato parzialmente opinione. Ho avuto modo di riflettere su quello che mi è accaduto l’altro ieri. Mi ero reso disponibile ad una riunione ‘front’ da tenere a più di 500 km dalla mia residenza, e tuttavia me ne dolevo, convinto com’ero che un collegamento video poteva andare benissimo pur di non sottoporsi alla stanchezza di un viaggio così lungo, ed a costi impegnativi per il treno, albergo e ristorante. Ma giunto nel luogo prestabilito, ed iniziata la riunione, subito mi sono reso conto che la dinamica del dialogo con le persone che fisicamente erano di fronte a me, stava avvenendo in modo molto diverso dalle altre riunioni svolte virtualmente.
Nelle innumerevoli riunioni fatte on line, il dialogo era avvenuto civilmente. Ciascuno aveva espresso la propria opinione con toni bassi ed in modo esaustivo, e però ogni confronto si era concluso con un nulla di fatto: le posizioni rassegnate all’inizio, nessuno le aveva cambiate; cosicché nessun accordo era stato possibile. La riunione ‘front’ aveva invece avuto un inizio burrascoso, eppure, come d’incanto, di fronte alle spiegazioni esaustive di ciascuno, si è presto cominciato a sciogliere ad uno ad uno ogni nodo, fino all’accordo unanime.
Non era sembrato vero. È bastato discutere guardandosi negli occhi, a che ogni cosa fosse andato al suo posto. Questa esperienza, insegna una verità elementare: nulla può sostituire l’istinto umano alla relazione ravvicinata, guardando l’interlocutore negli occhi per coglierne l’indole, la volontà che in quel momento lo anima, lo preoccupa o lo rassicura.
Dunque, i rapporti on line sono benvenuti, giacché ci fanno scavalcare i problemi di spazio e tempo con un risparmio importante di tempo, energie, di denaro. Ma pensare che basti tutto questo, senza relazioni umane, si rischia di sbagliare grossolanamente.