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Come ti risolvo le liti condominiali

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Abbiamo scelto la vicenda di un ragazzo che abita in un condominio in una cittadina in provincia di Napoli al quale è stato precluso l’uso dell’ascensore condominiale quando è insieme al proprio cane, un mastino napoletano di grossa taglia; il giovane abita col proprio cane al quinto piano e ben tre volte al giorno è costretto a scendere e salire le scale a piedi a causa del divieto che gli è stato imposto. A motivo della limitazione, si assume l’igiene ed il cattivo odore.

Cominciamo col dire che purtroppo i condomíni degli edifici urbani sono diventati fucine di liti e contestazioni non solo per valide ragioni, che comunque potrebbero trovare una facile soluzione con un po’ di buon senso e reciproche concessioni, ma anche per futili motivi per i quali davvero si fatica a comprendere che siano reali, supponendo che in realtà nascondono antipatie ed invidie, se non gelosie e rivalità.

Purtroppo, il legislatore è ancora fermo al codice civile varato nel 1942, nonostante l’evoluzione dei costumi e delle relazioni richieda oggi un diverso impianto normativo: si pensi alla diffusione delle antenne ricettive piuttosto che ai sistemi di riscaldamento delle abitazioni, ai metodi telematici di confronto e discussione ed alle votazioni digitali, alla evoluzione delle impugnative giudiziarie ed alla competenza del giudice di pace per le modalità di uso.

Manca ancora la figura professionale dell’amministratore di condominio, ancora affidata all’anziano del palazzo, garante della concordia, nonostante gli adempimenti burocratici siano degni di una struttura professionale organizzata.

Insomma, una serie di regole ancora stringenti che sembrano inadeguate alla realtà attuale mentre mancano strumenti efficaci di relazione che consentirebbero una maggiore efficienza organizzativa.

Tornando al tema proposto va detto che ancora sono in uso regolamenti che vietano di tenere animali negli appartamenti, nonostante il rapporto con tali affetti domestici abbia raggiunto un maggiore livello di accettazione diffusa, anche per le riconosciute funzioni relazionali per le famiglie ed i bambini; è fuor di discussione che ogni libertà concessa deve essere improntata al rispetto degli altri ed ogni abuso di diritto e di pretese debba essere adeguatamente redarguito prima di arrivare alla interdizione.

Nel caso del giovane escluso dall’uso dell’ascensore ne va verificato se prima di ciò si siano in concreto verificati episodi di imbrattamento del mezzo comune, nonostante l’obbligo di rimuovere gli escrementi oramai diffuso e radicato nelle abitudini dei padroni degli animali domestici; come va verificato se effettivamente, per le particolari configurazioni dell’ascensore e per le caratteristiche dell’animale, sia ragionevole evitare che lo stesso ne venga introdotto all’interno: si pensi a quelle ascensori in legno pregiato con divanetti broccati all’interno che effettivamente soffrirebbero la mancanza di cura attenta al loro uso.

La soluzione è sempre la ragionevolezza ed il rispetto delle reciproche posizioni, eliminando ogni forma di pretesa e di intransigenza – ma questo riteniamo sia alla base del vivere sociale – magari rivolgendosi all’ausilio di figure specializzate oggi diffuse nella mediazione dei diritti e nella ricerca di soluzioni condivise, prima ancora di rivolgersi al giudice per tali minime questioni, se non altro per l’incidenza non indifferente dei costi.

Ma per arrivare ad una soluzione occorre una corretta impostazione del problema sulla base delle effettive reciproche esigenze da proteggere e da tutelare, immedesimandosi reciprocamente nell’altrui posizione: non è giusto né corretto insozzare un luogo destinato anche agli altri ma è disumano pretendere che qualcuno venga escluso dall’uso di un bene di cui è proprietario per motivi futili. Convivere significa tollerare e tollerare è alla base della civiltà cristiana.

Roberto de Tilla: