Opinione

Riscopriamo il valore della parola “prossimo”

Quante volte, anzi potremmo dire spesso e sempre, camminando per le strade delle nostre città, e non solo nelle vie affollate del centro, ma anche nelle periferie, ci capita di incontrare senza tetto, senza fissa dimora, gente sola abbandonata da tutti: certamente non è un bello spettacolo…e quanta se ne vede in giro…

Sono persone, che vivono ai margini della società, visti talvolta come uno scarto della stessa società. Li troviamo con i loro “bagagli “improvvisati, nei pressi delle stazioni, dove provano a “dormire”, avvolti per lo più nei cartoni,  o vicino una chiesa o negli angoli delle strade, spesso con le mani tese a chiedere qualcosa.

In fondo, se ci riflettiamo un attimo, chiedono non solo qualche spicciolo, per cercare di sopravvivere, un “pezzo“ di pane, ma soprattutto, una carezza, un sorriso, un gesto d’amore.

E’ sicuramente questa gente che ha più bisogno di noi, che interroga le nostre coscienze e il nostro vivere quotidiano, giorno dopo giorno, basterebbe ricordare che questa gente “anonima”, altro non è che il nostro prossimo.

Sono tante e diverse le considerazioni da osservare, certamente non è un gratificante vedere delle persone, uomini e donne che, per svariati motivi, si si ritrovano a vivere in condizioni di indigenza.

Potrebbe sorgere una domanda spontanea, di chi la colpa, è solo di questo particolare  “prossimo“,  o non è il caso di interrogarci tutti?

Durante il periodo della pandemia, eravamo tutti chiusi nelle nostre case e ci riempivamo dello slogan “ Andrà tutto bene“, non c’era divisione tra le persone, tutti erano il nostro “prossimo”,  ci si affacciava dai balconi cantando, c’era voglia, naturalmente di vivere e che il momento brutto passasse velocemente, ci sentivamo quasi dei prigionieri relegati a vivere in quattro mura. E poi?

Finito tutto, l’uomo non ha saputo trarre insegnamento da un qualcosa di negativo,  che ha radicalmente cambiato il nostro modo di vivere, tutti convinti, che cessato il pericolo, saremmo stati migliori, che avremmo apprezzato anche le più piccole cose…

Non è stato così, dovremmo aggiungere purtroppo. Si registra e si vede ancora come l’essere umano, sia ancor di più, quasi schiavo dell’egoismo e scelga come relazione con il “prossimo”: l’indifferenza, verrebbe da dire “che tristezza!”.

E così frequentando la strada di una qualsiasi città, alla presenza delle persone bisognose, passiamo dritti e restiamo indifferenti, quasi a voler evidenziare che per tale situazione la colpa non sia la nostra.

Come primo passo, occorre ricordare e sarebbe fondamentale ricordarlo sempre che il nostro prossimo, non è soltanto colui che ci vive accanto, ma è soprattutto, anche colui del quale ignoriamo tutto, ed è anche quell’essere umano che incontriamo, non solo per la strada, ma nei mezzi pubblici, al mattino o alla sera sul quotidiano tragitto da casa al lavoro, qualsiasi esso sia, in ufficio o in fabbrica, e magari fingiamo di non vedere se ha bisogno di qualcosa, a volte anche di una semplice parola.

Per fortuna, da qualche anno, diverse associazioni sia pubbliche che private, grazie al grande e spontaneo contributo di volontari, che mettono a disposizione il proprio tempo libero, offrono a questi “emarginati” dalla società, specialmente nei mesi più freddi dell’anno, un pasto caldo, una coperta, e quando è possibile l’accoglienza in alcune strutture.

Sono iniziative da elogiare e da sostenere anche da parte delle diverse amministrazioni che governano le città, facendo in modo che tali persone non si sentano sole e abbandonate da tutti.

Il Vangelo di Matteo (25, 31-46) riporta le parole di Gesù: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi fratelli più piccoli, l’avete fatto a me“, sono un invito per tutti noi, alla bontà, alla comprensione, a farsi carico dei problemi e delle sofferenze degli altri.

Dobbiamo fare nostre le parole di Papa Francesco nell’udienza del 30 giugno 2016: “A causa dei mutamenti del nostro mondo globalizzato, alcune povertà materiali e spirituali si sono moltiplicate: diamo quindi spazio alla fantasia della carità per individuare nuove modalità operative”.

Tutto ciò potrà avvenire se usciremo, e non solo metaforicamente, dal chiuso e dalla comodità, a volte esagerata, delle nostre case, riscoprendo il vero valore e l’autentico significato della parola “prossimo“. Per la strada, siamo sicuri, lo incontreremo ancora.

Gualtiero Sabatini

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