Si ritorna a parlare di reclutamento dei docenti e della loro formazione. Sono numerose le proposte che vengono prospettate, non saremo quindi noi a proporre l’ennesima ricetta. Quando si parla di scuola, come di ogni altra realtà complessa, occorre avere una visione di insieme e dare un ordine alle diverse questioni che sono implicate, partendo da tre domande: 1) Riporre la scuola al centro del Paese: per chi e per quali ragioni? Quale forma di Welfare stiamo delineando? 2) Chi c’è realmente al centro della scuola? Sulla base delle risposte che daremo potremo orientarci verso una riforma complessiva del sistema scuola, una riforma che si compone dei tre passaggi interdipendenti che abbiamo lungamente argomentato: a) garantire il diritto di apprendere dello studente (art. 26 Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo) senza alcuna discriminazione economica (art.3 Cost.); b) garantire la libertà di scelta educativa dei genitori (art. 30 Cost) che passa dalla garanzia del pluralismo scolastico (art. 33 Cost) tramite il riconoscimento di reale autonomia alla scuola statale e di reale libertà alla scuola paritaria; c) garantire il diritto alla libertà di insegnamento dei docenti (art. 33 Cost.) mediante nuove forme di reclutamento e di formazione.
Evidentemente occorre una riforma di sistema e sistemica. L’Italia del post Covid ha bisogno di riforme che, fissati gli obiettivi necessariamente unici, maturino in un confronto ispirato ad alto senso civico, capace di proporre soluzioni che facciano sintesi. Va evitata la tentazione di servirsi delle riforme per affermare il proprio potere: è più forte il sindacato a, b, c, la forza politica a, b, c, o il Parlamento con il Governo? Ovviamente si tratta di un una riforma che non può prescindere dai limiti del sistema scolastico che il Covid ha reso evidente e che dobbiamo risolvere: sovra-utilizzo delle scuole statali e un sottoutilizzo delle scuole paritarie, realtà che ha reso il nostro sistema scolastico iniquo, classista e discriminatorio; una scuola considerata dai politici e dai sindacati un postificio: con la promessa di posti di lavoro per tutti i docenti si è prodotto un disastro di 150 mila precari.
E’ chiaro che anche questa riforma non può prescindere dallo scopo di tenere unito il Paese. Il 02 giugno, festeggiando il 75mo compleanno della Repubblica Italiana, abbiamo ricordato che, allora come oggi, stiamo costruendo l’unità del Paese intorno ad un progetto. Occorre davvero avere una visione di insieme sulle cose, guardare allo status quo, visualizzare l’obiettivo e perseguirlo. Sinceramente, dalle letture odierne, mi pare manchi questo approccio. Forse è bene che i sindacati ricordino a tutti i docenti che le regole della domanda e dell’offerta valgono anche al capitolo scuola. Quindi, se le cattedre di lettere libere sono 10, c’è posto per 10 docenti; a tutti gli altri, ai quali ho promesso il posto di lavoro vicino a casa per la propria cattedra, va detta la verità, vicino a casa la cattedra non c’è.
Una prima pista per orientarsi, quindi, è la seguente: “La priorità dell’Italia sono i giovani: è necessario porre decisamente i giovani al centro delle nostre politiche; in questi mesi noi ipotecheremo il futuro dei nostri ragazzi… Scriveremo per loro i prossimi 20 anni ed evidentemente questi fondi devono servire per creare loro quelle premesse che potranno domani renderli liberi e capaci di produrre reddito per sé e per gli altri”. Parole del prof. Draghi nell’agosto 2020.
Dobbiamo contrastare il pericolo reale della distruzione del capitale umano conseguente ad anni di disinvestimento in politiche scolastiche con il conseguente pesante abbassamento del livello culturale. Quindi le Istituzioni devono puntare in tempi di Pnrr, sulla formazione, preparazione al lavoro e meno sulle politiche dei sussidi e delle mancette.
Una seconda pista è partire proprio dal dato di fatto che la drammatica situazione del covid e i Mld di Recovery plan hanno fatto emergere con evidenza che lo Stato deve tornare alle ragioni della propria esistenza e recuperare le funzioni prioritarie ed essenziali che gli competono, ristabilendo quel rapporto fiduciario fra i cittadini e le Istituzioni che si è ancor più deteriorato negli ultimi mesi. Lo Stato deve intervenire sulle povertà “transitorie”, deve fisicamente salvare i bisognosi, ma anche stimolare chi resiste a fare del proprio meglio.
Una terza pista si ricava proprio dalla consapevolezza logica che il modello di Welfare sociale cui puntiamo passa dalla necessità di ridurre la dispersione scolastica: proprio per questo il Ministero dell’Istruzione è impegnato nella strutturazione di un grande piano, finanziato con il PNRR, con interventi finalizzati a migliorare gli esiti degli studenti e a ridurre la povertà educativa (con particolare attenzione alle scuole che hanno registrato maggiori difficoltà in termini di rendimento scolastico). Quindi un Welfare capace di porre al centro i GIOVANI.
Il reclutamento e la formazione dei docenti rappresentano la logica conseguenza di quanto sopra esposto. E’ necessario liberarsi da interessi terzi. Saremo capaci, nelle aule del Parlamento, nel Governo, nei tavoli tecnici di concertazione, nelle assemblee sindacali di compiere scelte coraggiose e credibili? E’ questo il punto fondamentale della riforma auspicata.
In sostanza, la riforma passa dalla ferma volontà di garantire il diritto allo studio per tutti gli studenti, nessuno escluso. Il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi lo ha indicato come primo punto delle linee programmatiche per riformare il mondo della scuola, nel suo discorso alle Commissioni Cultura di Camera e Senato, presso la Sala del Mappamondo, il 04.05.2021. La scuola e lo studio devono essere intesi come “bene comune” al pari del diritto alla salute. Per questo motivo, secondo il Ministro Bianchi, si rende necessaria una reinterpretazione del diritto allo studio come diritto ad una “scuola di qualità”. La scuola ha al centro lo studente e cessa di essere un POSTIFICIO.
Serve dunque introdurre il censimento dei docenti e delle cattedre per incrociare davvero domanda e offerta. Saremo capaci di liberare la scuola dai poteri forti, partiti e sindacati in primis? Il Covid ce lo impone. Serve, inoltre, quel senso di giustizia che libera centinaia di docenti ingannati per decenni. E’ urgente che siano avviati percorsi di abilitazione per i docenti che insegnano sia nelle scuole paritarie sia nelle statali e che si vedono trattati come docenti di serie B “precari a tempo indefinito”. Docenti assunti sempre a tempo determinato in quanto non abilitati per un puro cavillo alla Azzeccagarbugli. Soffrono i docenti che, avendo un contratto a t.d., non possono neanche accendere un mutuo e soffrono le scuole paritarie che, non potendo assumerli a tempo indeterminato come vorrebbero, devono sostenere un costo economico maggiore e vedersi sotto la spada di Damocle del danno oltre la beffa.
Il reclutamento e la valorizzazione del personale scolastico ponga le basi per costruire un nuovo modello di Scuola. Tutto ciò deve trovare forme concrete di realizzazione nei percorsi di formazione degli insegnanti, dalla formazione iniziale a quella in servizio, rendendo coerenti i diversi modelli formativi. Per quanto riguarda la formazione iniziale il Ministero intende favorire una revisione della formazione iniziale del personale docente della scuola, in particolare della scuola secondaria, incoraggiando un nuovo modello di formazione, strutturato e stabile nel tempo.
Molto importante è il tema del reclutamento: secondo le linee programmatiche presentate dal Ministro, “saranno ridisegnate le procedure concorsuali per l’immissione in ruolo del personale scolastico, prevedendo una periodica continuità delle prove e stabilità delle cattedre, anche rafforzando, secondo modalità innovative, la formazione”. In particolare si legge che “La riforma persegue l’obiettivo strategico di innalzare la qualità del sistema di istruzione del nostro Paese, attraverso il reclutamento di personale docente adeguato a formare giovani preparati ad affrontare le sfide del lavoro del prossimo futuro.”
Buon lavoro, al Governo e al Parlamento! Noi cittadini vigileremo affinché i nostri Giovani non siano nuovamente traditi. La fiducia nel Governo di unità nazionale è massima.