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Le riflessioni e i ricordi di un insegnante in pensione

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

E adesso…resteranno i ricordi. Queste parole, sembrano diventare il leit-motiv di quando si va in pensione, quando il lavoro che si è svolto in qualsiasi settore, per tanti anni, non c’è più. Ma anche per un docente è così? E’ triste non sentire più il suono della campanella che ogni mattina regolava l’afflusso degli alunni nella varie classi…quel vociare nei corridoi della scuola portava oltre la solita confusione, tanta, tanta allegria. Quanti sorrisi.

Poi si varcava la porta dell’aula e ogni giorno iniziava una nuova lezione, un parlare per far conoscere e scoprire cose antiche e moderne che fanno parte delle cosiddette discipline o più comunemente delle materie. E non c’era un giorno uguale, tutti erano diversi, come gli alunni, ognuno e ciascuno con il proprio vissuto, con il proprio modo di essere.

A ricordare, per chi termina l’esperienza lavorativa, seduto dietro una cattedra, per circa quarant’anni, c’è un po’ di nostalgia, non solo perché si era più giovani, ma perché soprattutto c’era la consapevolezza di mettersi con tanta passione ed entusiasmo al servizio, aiutando tutti con semplicità ed umiltà, non solo insegnando e spiegando i vari argomenti imposti dall’alto, ma ascoltando la vita e la voglia di vivere che ogni “scolaro” riusciva a trasmettere.

Era in definitiva un continuo scambio: un dare e un ricevere, era un filo che univa le diverse conoscenze, di chi impara e di chi già pensa di sapere. La scuola è un mondo a parte, è una comunità nascente che diventa con il tempo, rispettando le regole, la società del futuro, con tutte le differenze che fanno grande e arricchiscono la società in divenire.

Per chi ha insegnato, mettendoci passione, comprensione e disponibilità, c’è sempre qualche goccia di malinconia, ma i più diranno che la vita continua, anche velocemente ed è vero… Permettetemi di dire che resteranno sempre nel cuore, quei tanti volti conosciuti di alunni, che seppur sempre “ribelli” ai tanti compiti assegnati, stavano lì in prima fila con la voglia di ascoltare e imparare e poco importava se queste conoscenze venivano da un maestro e da una maestra.

E quando i libri e i quaderni si mettevano da parte in un angolo, si pensava alle ore passate insieme, alle discussioni, a qualche battuta più o meno scherzosa, ma puntualmente ogni mattina ci si alzava con la voglia di ricominciare e di imparare sempre.

Ora la campanella ha smesso di suonare, per un po’ di tempo forse si vivrà di immagini e ricordi che sembrano lontani, ci faranno compagnia e ogni tanto, s’incontreranno vecchi alunni, ormai diventati uomini e donne, che rivivranno il tempo passato, quando la loro presenza riempiva le giornate.

Gualtiero Sabatini: