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A cosa porta la ricerca della felicità sbagliata

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Confesso. La delusione è grande. Da un re non me lo sarei aspettato. Ladri, imbroglioni, accattoni ce ne sono sempre stati e si comportano da ladri, imbroglioni, accattoni. Un re, però, è un re; per questo voglio che sia un galantuomo, un gentiluomo, una persona al di sopra delle misere miserie umane, almeno quelle più volgari e comuni.

Mi è sempre stato difficile spiegare ai ragazzi la festa di Cristo Re. Gesù, l’unico, vero re, si china ai piedi degli apostoli, glieli lava, glieli asciuga, forse glieli bacia. Rimette in libertà la donna scoperta “ in flagrante adulterio”, la rimanda a casa e la invita a cambiare vita. Moltiplica il pane per dar da mangiare agli uomini. Cambia l’acqua in vino perché la festa possa continuare. Ridona la vita a un bambino morto per la gioia della sua mamma vedova.

I re di questo nostro povero mondo avrebbero dovuto imparare dal Re dell’universo che il vero potere è servizio.

La bramosia per le ricchezze è una vera trappola, un pozzo senza fondo, un fuoco che brucia ma non riscalda, acqua che non disseta, pane che non sazia. Nel corso della storia tanti da questa illogica e catastrofica bramosia si sono tenuti alla larga. Altri, purtroppo, non ce l’hanno fatta e se ne sono lasciati ammaliare, sfiancare, travolgere.

Il triste epilogo dell’ex re di Spagna, Juan Carlos, come quello di tante altre personalità del mondo dello spettacolo, della politica, dello sport, della finanza, nelle cui tasche sono finiti fiumi di denaro, senza mai saziarli, è per me, credente e prete, una delle prove della esistenza di Dio.

Questa insopprimibile ingordigia mi conferma nella convinzione che il mondo intero non basta a riempire e soddisfare il cuore umano. E’ come mettere un colabrodo sotto una cascata. Alla fine della giornata lo ritroverai vuoto; e, poco tempo dopo, anche arruginito. È una strada, questa, percorsa da milioni di persone a ogni generazione. Mi meraviglio, e non poco, come ancora possa esercitare un fascino su tanta gente.

Lasciatemi sognare, ne ho, come tutti voi, non solo il diritto ma anche un bisogno estremo. Come sarebbe bello avere la certezza che il mio re – ma anche il mio sindaco, il mio parroco, il mio giudice – è un galantuomo e, come tale, non mente, non m’imbroglia, non m’ inganna. È un uomo capace di resistere alle misere tentazioni umane che tutti ci accomunano, a cominciare dai piaceri della carne. Piaceri che – lo sanno tutti – possono essere paragonati ai puledri allo stato brado, i quali per poter essere comodamente cavalcati, occorre che siano domati. In caso contrario, ti si rivoltano contro e ti schiacciano sotto i loro zoccoli.

Permettetemi di provare una grande pena per un re costretto a scappare dal suo Paese, dalla sua gente, dalla sua famiglia come un qualsiasi delinquente. Povero, vecchio, ex re. È proprio vero, la gloria degli uomini è come il fumo che svanisce.

Non ho mai avuto dubbi, ricchi e poveri, colti e ignoranti, potenti e semplici cittadini sono tutti accomunati dallo stesso desiderio, quello di essere felici. Purtroppo, tante volte, la felicità la vanno a cercare nei posti sbagliati. Confondono la palude con uno stagno di acqua fresca e vi si gettano dentro a capofitto, finendo per essere risucchiati dal fango.

Indietro purtroppo non si torna. Questa possibilità viene negata persino a un ex re. Spero che dalla triste e umiliante storia di Juan Carlos, suo figlio, Felipe VI, gli spagnoli, i governanti di tutto il mondo, e noi tutti, possiamo aver imparato la lezione. Imbrogliare, mentire, rubare, mentire, tradire sono verbi da non coniugare mai. Prima o poi queste orribili azioni ti presenteranno il conto. Un conto salato, umiliante, deprimente.

La felicità esiste, chiunque vuole può trovarla. Le mappe antiche e quelle più aggiornate sono concordi nell’indicarci il luogo dove si nasconde. Nessuno mai l’ha trovata nell’accumulare; viceversa milioni di persone l’hanno gustata nel donare.

Povero Juan Carlos, povero, vecchio re, hai ancora la possibilità di redimerti. Prima di scappare nel tuo esilio dorato, rendi ai legittimi proprietari, gli spagnoli, ciò che appartiene loro. Vuota le tue tasche. Recupera un pizzico di dignità. Ti assicuro che ne ricaverai grande giovamento. E la vergogna che oggi ti arrossa il viso brucerà di meno negli anni che verranno. Dio benedica il popolo spagnolo.

Padre Maurizio Patriciello: