E’ arduo individuare le vere ragioni del conflitto tra Matteo Renzi ed Italia viva da un lato, Giuseppe Conte e tutti gli altri partiti della maggioranza, dall’altro (da sottolineare a questo proposito gli elogi che due ex comunisti d’antan come PierLuigi Bersani e Massimo D’Alema hanno rivolto al presidente del Consiglio). La cosa che più sconcerta è che lo scontro non avviene sullo stesso terreno. Ognuno dei duellanti gioca in casa, ognuno la sua partita.
Matteo Renzi ha inviato al premier una lunga lettera con una sessantina di punti (ben altro che le Tesi di Martin Lutero). Ad avere la pazienza di leggerla si trovano delle considerazioni condivisibili e delle proposte interessanti in grado di consentire a quattro o cinque nuovi governi di attingervi per stilare i proprio programmi. Il testo è un concentrato di scuola politica.
Ad esso il governo contrappone alcune tabelle contenenti diversi capitoli accompagnati dalla relativa dote finanziaria, a loro volta suddivisi in iniziative, opere e azioni ognuna con appresso lo stanziamento previsto. La compilazione di queste tabelle è in continua ridefinizione e pacchetti di risorse si spostano da una linea all’altra come se al posto del PNRR ci fosse la piattaforma del Monopoli. Una gestione che rende legittima una domanda: in base a quali criteri si è ritenuto di ridurre o di aumentare i precedenti stanziamenti?
Le risorse sono ripartite per obiettivi e relative specificazioni. Può essere come afferma Conte che questa sia un passaggio intermedio necessario per completare la procedura prevista e che la Commissione europea promuova l’Italia con lode. Ma tutto questo bel compitino a che cosa serve in concreto? Mettiamo pure che siano reperibili i progetti classificati come “in essere”; ma quali sono quelli “nuovi”?
Al dunque Renzi ha presentato un documento recante soluzioni di merito. Conte e Gualtieri gli rispondono con un cruciverba di numeri. E’ proprio impossibile incrociare gli elaborati? Perché è certamente una scelta politica, persino preliminare, individuare i campi di intervento e allocare le risorse, ma lo è altrettanto stabilire “come” e per fare “cosa” quelle risorse saranno spese.
Soltanto a mo’ d’esempio: nell’ambito delle politiche del lavoro il PNRR destina 6 miliardi allo sviluppo delle politiche attive. Su questo programma essenziale anche ai fini dell’occupazione, soprattutto giovanile, il documento di Iv avanza delle proposte interessanti che riecheggiano misure adottate in altri paesi. Nelle ultime ore è trapelato dal vertice in corso a Palazzo Chigi (certo che sotto questo aspetto il governo non si fa mancare nulla) che i renziani avrebbero chiesto garanzie per il Ponte sullo Stretto.
La cosa è stata presa come volontà di rompere il negoziato. Può essere che la richiesta fosse davvero strumentale; ma quando è il tempo per discutere di opere pubbliche importanti, se non nel momento in cui si decidono le strategie dei prossimi anni?