Nel 2019, il gigante tecnologico statunitense Microsoft annunciò la collaborazione con l’esercito degli Stati Uniti in un accordo eccezionale per la prototipazione e i test del sistema “IVAS” (Integrated Visual Augmentation System: sistema integrato di aumento della visuale), costituito da un elmetto con visore a realtà aumentata, progettato sia per l’addestramento dei soldati che per l’aiuto a loro, sul campo di battaglia, dal vivo. Un sistema basato sulla tecnologia HoloLens2 di Microsoft, che consente agli utenti di vedere ologrammi proiettati in un visore che li unisce all’ambiente reale.
La realtà aumentata, infatti, differisce dalla realtà virtuale poiché aggiunge elementi grafici al campo visivo esistente dell’utente, piuttosto che sostituirlo con un ambiente completamente nuovo e artificiale. Di conseguenza, gli utenti possono vedere “schermi di avvertimento” o olografi, che possono aggiungere ulteriori informazioni a ciò che già vedono. HoloLens2 è disponibile in commercio per 3.500 dollari a caschetto, con Microsoft che lo vende principalmente alle aziende, che spesso lo abbinano ad applicazioni software personalizzate. Studi di architettura, ospedali, università, case automobilistiche e l’agenzia spaziale statunitense Nasa sono tra gli utenti che già utilizzano questa nuova tecnologia.
“La tecnologia della realtà aumentata fornirà alle truppe maggiori e migliori informazioni per prendere decisioni. Questo nuovo lavoro estende il nostro rapporto di lunga data e di fiducia con il Dipartimento della Difesa a questa nuova area”, disse un portavoce di Microsoft in una dichiarazione inviata ai giornalisti all’epoca. Quello che era iniziato come un accordo da 480 milioni di dollari si è ora trasformato in un contratto del valore di 21,88 miliardi di dollari, con una tempistica iniziale di cinque anni e un’opzione per altri cinque anni. Pochi giorni fa, Microsoft ha annunciato di aver ricevuto la proposta di contratto per dotare l’esercito degli Stati Uniti di 120.000 elmetti con visori a realtà aumentata. Sia Microsoft che l’esercito americano vogliono definire il progetto IVAS come una “collaborazione non tradizionale” tra l’esercito e un’azienda tecnologica, piuttosto che categorizzarlo come un semplice e banale “contratto di appalto” per il ministero della difesa.
Questa “collaborazione non tradizionale” varrà fino a 21,88 miliardi di dollari in 10 anni, afferma la società. “Il programma offrirà ai soldati una maggiore consapevolezza della situazione in cui si troveranno, consentendo la condivisione delle informazioni e semplificando, sempre con più perfezione, il processo decisionale in diversi scenari”, si legge in un post sul blog di Alex Kipman di Microsoft. Un annuncio che segna il passaggio ufficiale della fase di prototipazione verso quella di produzione e implementazione. L’esercito americano, invece, ha presentato l’accordo, settimana scorsa, come un “accordo a prezzo fisso per la produzione del sistema integrato di aumento visivo (IVAS)”, al fine di “spostare il progetto in una fase di messa in campo rapida”.
Secondo l’esercito degli Stati Uniti, il sistema IVAS è progettato per semplificare le capacità di formazione immersiva dell’utilizzatore e, allo stesso tempo, di miglioramento della visuale in un’unica piattaforma. “Il nuovo prodotto sfrutta sensori notturni, termici e ad alta risoluzione già utilizzati dai soldati, però integrati in un «Heads Up Display», un visore che integrerà tutte queste funzionalità per fornire la migliore consapevolezza della situazione, la scelta degli obiettivi e i processi decisionali necessari al raggiungimento della vittoria contro gli avversari attuali e futuri”, scrive l’esercito degli Stati Uniti. “Il sistema sfrutta l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata e l’apprendimento automatico per dare ai nostri uomini tutte le informazioni possibili, in “realtà mista”, un sistema capace di prevedere anche eventuali mosse degli avversari e suggerire azioni da intraprendere, sia in un combattimento ravvicinato che durante una fase di ingaggio.
Dopo che Microsoft ha annunciato l’inizio della fase di produzione, almeno 94 lavoratori hanno presentato una petizione alla società per chiedere di annullare l’accordo e interrompere lo sviluppo di “tutte le tecnologie per le armi”.