Il suo triennio da questore di Macerata è coinciso con uno dei periodi più difficili per la vita collettiva di questa provincia. Un territorio vasto e differenziato nel quale svolgo il mio servizio episcopale come pastore della diocesi di Camerino- San Severino Marche. Quando Antonio Pignataro è arrivato nel capoluogo di un’area ricca di secolare storia e di articolate dinamiche sociali, ha subito mostrato l’attenzione e la saggezza necessarie a mettersi in ascolto di una realtà attraversata da tensioni, trasformazioni e crescenti disagi. Ne ha operosamente tratto quella consapevolezza che gli ha poi consentito di affrontare le strazianti vicende che hanno scosso e prostrato l’intera comunità della provincia di Macerata.
La giovane vita di Pamela Mastropietro brutalmente recisa in uno dei fatti di sangue più efferati della recente storia italiana e il cieco odio che ha armato contro innocenti la mano di Luca Traini rischiavano di disorientare pericolosamente un assetto sociale tradizionalmente accogliente e di impoverire una cultura di antica tolleranza. E’ merito di profili umani e istituzionali come quello di Antonio Pignataro se oltre all’ordine e alla sicurezza pubblica è stata garantita la prosecuzione dell’armonia da sempre caratteristica di una “piccola patria” carica di civiltà, concordia e spiritualità.
Il suo operato ha incessantemente unito caparbietà e determinazione a una profonda capacità di dialogo e all’abilità di individuare e contrastare ramificazioni e implicazioni di gravissimi fenomeni criminali come la piaga di tutte le droghe. Un lavoro ininterrotto ed efficace contro la filiera di morte che ferisce il tessuto comunitario e mina alle fondamenta il futuro delle nuove generazioni. Dietro delitti che spaventavano la popolazione rischiando di depotenziarne la risposta collettiva, Antonio Pignataro ha saputo scorgere e combattere collegamenti e infiltrazioni del traffico di sostanze stupefacenti e di altri attività illecite alle quali ha opposto la presenza rassicurante ed equilibratrice dello Stato. Un fondamentale ruolo di rassicurazione della collettività svolto nell’interesse della tranquillità e dello spirito di collaborazione di una comunità che in lui ha apprezzato le notevoli doti di umanità e competenza. Non si può non ricordare con grande ammirazione e gratitudine il grande impegno professionale e umano da lui profuso in occasione della visita del Pontefice a Camerino e nelle zone terremotate il 16 giugno dell’anno scorso.
Anche nell’ultimo periodo, quello degli effetti più pesanti della pandemia, il questore ha saputo essere promotore di proficuo coordinamento tra istituzioni civili, militari e religiose. In lui ho anche riscontrato la fede autentica di chi sa testimoniare la propria missione come dono al prossimo invece che come privilegio. Auspico, per tutto ciò, che i talenti professionali e lo spessore umano e cristiano che lo caratterizzano possano trovare adeguata valorizzazione per il bene comune. Prego che il questore Antonio Pignataro conservi nel cuore l’affetto e la considerazione che la nostra comunità continuerà a riconoscergli nella coscienza condivisa di quanto lui abbia posto in primo piano la propria missione ignorando anche i rischi personali che ciò comporta.
Mons. Francesco Massara – Arcivescovo di Camerino-San Severino Marche-Fabriano-Matelica