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Quello che la pandemia svela di noi

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All’emergenza Covid-19 si attagliano perfettamente le parole pronunciate da un amico, il valente scienziato statunitense Ron Kennedy, negli anni Ottanta, quando imperversava il flagello dell’Aids: “Questa epidemia, come tutte le altre che l’hanno preceduta e che seguiranno, fanno uscire tutto il meglio e tutto il peggio che abbiamo dentro“. E così è stato anche per Covid-19. Faccio il medico, non faccio né il giurista né il poliziotto, il problema è che una volta stabilità l’obbligatorietà della vaccinazione, le sanzioni le stabilisce chi di competenza.

Sono dell’avviso che si debba promuovere al massimo la vaccinazione e credo che il deterrente più importante sia il dovere di esibire la prova dell’avvenuta vaccinazione per gli over 50, chi ha una attività lavorativa, quindi si sposta, prende i mezzi, pena la perdita dello stipendio. Inoltre la riduzione delle vaccinazioni sull’età pediatrica non è una buona notizia. Un contagio su 4 è al di sotto dei 20 anni. Non dobbiamo desistere dall’immunizzarci contro Covid. Bisogna continuare a vaccinare. Anche la quarta dose, che Israele ha già cominciato a somministrare sopra i 60 anni, sarà necessaria.

Al di là di quel che può essere l’efficacia della terza dose che sicuramente darà effetti importanti, penso che potrebbe essere necessaria la quarta dose se verranno allestiti dei vaccini che tengano conto delle varianti e che quindi sarebbero più performanti nei confronti della protezione. I dati di Israele saranno importanti, ma se loro hanno cominciato a farla è evidente che, se non per tutti, per alcune categorie potrebbe essere utile. Auspico che il 2022 sia Covid-free, se non tutto, almeno parte dell’anno. Ma intanto fanno paura i contagi che crescono di settimana in settimana in percentuale del 150%, e il numero dei decessi. Io credo che il picco possa esserci a fine gennaio.

Tutto questo è sicuramente dovuto alla variante Omicron, che è già diventata prevalente nel nostro Paese. In Francia vediamo 300 mila contagi al giorno, in Usa un milione. Abbiamo una situazione piuttosto difficile che richiede prese di posizione rapide per poter cercare di fronteggiarla, anche se noi sappiamo che l’unico modo per poter avere una vera e propria barriera nei confronti di questa diffusione del virus è rappresentato del vaccino. Studi indicano che Omicron dà forme meno gravi ma quando la platea dei contagiati è così ampia è chiaro che anche l’1% di forme gravi determina quello stress che stiamo vedendo su ospedali e terapie intensive e quell’aumento dei decessi.

Infine il caso di Flurona, ovvero l’unione dei termini inglese “flu”, influenza in italiano, e coronavirus, sembra essere da manuale. Ma non siamo certo di fronte ad una emergenza. Ci sono alcuni studi, portati avanti dal genetista Giuseppe Novelli dell’Università di Tor Vergata di Roma, che hanno dimostrato come nei soggetti positivi al Covid il livello di interferone si riduce. E ipotizzo, che questo potrebbe aprire la strada ad altri virus come quello dell’influenza. Soprattutto, come nel caso israeliano, se non ci si è vaccinati. Quindi il suggerimento è di immunizzarsi contro Sars-CoV-2 e contro l’influenza.

Prof. Roberto Cauda: