Stiamo ascoltando dai leader politici nazionali le prime proposte di programma elettorale per i prossimi cinque anni. Quanto di esse sarà realizzato? Migliorerà la vita e il benessere degli italiani, in particolare della metà del Paese che sta male? Migliorerà la condizione delle nostre periferie?
Premessa fondamentale. Dopo oltre vent’anni in cui la nostra economia ha perso 25 punti di PIL pro-capite rispetto alla media europea, l’economia italiana sta andando meglio di altre perché sta tirando bene il turismo, per effetto degli aiuti europei e perché le nostre esportazioni tengono meglio grazie anche agli investimenti di Manifattura 4.0, ma ciononostante le diseguaglianze aumentano e la differenza di qualità della vita tra il 40% degli italiani che non riescono a risparmiare e gli altri continua ad aumentare.
Aumenta la domanda di lavoro ma sovente è un lavoro a tempo parziale, importante ma che non cambia la vita. Quando si dice che il nostro PIL pro-capite è diminuito dobbiamo guardare dentro i dati e scopriremo che il calo del PIL ha colpito soprattutto la fascia più bassa della popolazione. Oggi parla di diseguaglianze anche chi ha governato negli ultimi anni nei quali le diseguaglianze sono cresciute. Ma non hanno ancora capito che se non cresce la domanda della metà del Paese svantaggiato solo la domanda della metà del Paese che sta bene non basta a farci recuperare i livelli del 2007.
L’obiettivo per il nostro Paese deve essere una crescita strutturalmente più forte e duratura che offra opportunità di lavoro a tempo indeterminato.
Accelerare gli investimenti infrastrutturali, dalla TAV al Terzo Valico dalla Gronda alla Nuova Diga a Genova, agli investimenti nel digitale, a una politica energetica che riduca il gap di costi tra le aziende europee, a una politica industriale dell’auto che utilizzi l’importante fondo auto di Giorgetti, una politica industriale della logistica che rafforzi un settore labour intensive e metta nelle condizioni anche i gruppi italiani non solo quelli esteri di fare shopping nella nostra logistica, uno dei settori con più alta prospettiva di crescita.
Chi vince si impegni a rendicontare a fine anno la diminuzione delle diseguaglianze tra le categorie e nelle città, sarebbe una novità epocale. Si dia vita a un Nuovo Piano Fanfani per le periferie svantaggiate nelle quali mancano lavoro, casa e sicurezza.