Opinione

La psicoterapia, non un tabù ma antidoto alla sofferenza

Fino al 31 maggio 2024 si può presentare la richiesta per il bonus psicologo (fino ad un massimo di 50 euro per seduta), destinato ai cittadini con Isee non superiore ai 50.000 euro. Sono state presentate circa 150.000 domande, indice, quest’ultimo, di un’urgenza molto avvertita nella popolazione.

L’aumento del disagio psicologico è sotto gli occhi di tutti. Questo forte coinvolgimento della popolazione alla proposta del Governo mostra il significativo cambiamento culturale nei confronti della terapia psicologica che ha permesso di sdoganare i più potenti stereotipi incarnati nella figura dello Psicologo. Lo psicologo non è più un tabù o “roba per matti” ma uno strumento che può concorrere al raggiungimento di un maggiore benessere mentale.

Gli italiani spendono circa 350 milioni di euro all’anno in farmaci cosiddetti ansiolitici e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) riconosce nella depressione una delle patologie più diffuse al mondo. Intraprendere una psicoterapia significa poter ritrovare il benessere, gestire autonomamente le proprie difficoltà emotive, sviluppare sicurezza in sé stessi, raggiungere autonomamente i propri obiettivi di vita, porsi una direzione con delle mete specifiche da perseguire. Intraprendere una psicoterapia non deve, però, solo liberare dalle problematiche ma anche liberare “per…”, ovvero verso un obiettivo, un compito da perseguire e, in senso lato, un “compito” che dia un significato al proprio esistere.

Da segnalare il fatto che il 60% delle richieste sia arrivato da persone al di sotto dei 35 anni, a conferma di come il Covid abbia colpito duramente i giovani. Il bonus è pensato espressamente, come riporta il sito dell’INPS, per “sostenere le persone in condizione di ansia, stress, depressione e fragilità psicologica, a causa dell’emergenza pandemica e della conseguente crisi socio-economica”. I giovani sembrano i più disposti a riconoscere le proprie difficoltà di ordine psicologico e a voler chiedere aiuto. In questo senso, non necessariamente un brutto segnale, anzi.

Al di là dei dati, ciò che emerge è che la psicoterapia si pone come antidoto alla sofferenza, ed è per questo che l’assistenza psicologica necessita di un adeguamento che faccia fronte ai bisogni di ciascuno ed eroghi prestazioni a chi ne faccia richiesta. In Italia emerge ancora oggi che un’ampia fetta della popolazione non accede alle cure psicologiche perché economicamente svantaggiata. Le conseguenze sono spesse nefaste e denunciano una realtà che si vorrebbe fare promotrice di un pensiero di eguaglianza tra benessere fisico e mentale ma che incontra uno Stato che elargisce fondi per ottimizzare le prestazioni in ambito medico, tralasciando i settori e gli ambiti della Psicologia. C’è ancora tanto lavoro da fare ma certamente l’attenzione e il focus sulla sfera mentale sono aumentati. Uno Stato che lavora per il benessere mentale fa un servizio importante perché vi siano momenti di benessere e felicità nella vita di ogni individuo. In tal senso, la psicoterapia è uno “strumento” di aiuto molto importante.

L’espressione del filosofo danese S. Kierkegaard “Ahimè, la porta della felicità non si apre verso l’esterno così che a slanciarsi contro di essa non serve a nulla; ma essa si apre verso l’esterno e perciò non c’è nulla da fare”, è di grande attualità a tal punto che lo psichiatra austriaco Frankl l’ha ripresa, rivisitandola come segue: “La porta della felicità si apre verso l’esterno; chi tenta di forzarla in senso contrario, finisce per chiuderla sempre di più”. Con la frase appena citata Frankl coglie come una delle caratteristiche principali dell’essere umano sia quella di essere chiamato a vivere in maniera libera e consapevole, rivolgendo lo sguardo verso qualcosa di diverso da sé, fondando così la sua vita sul principio dell’autotrascendenza, ovvero la capacità di non chiudersi esclusivamente nei suoi desideri e nelle sue soddisfazioni materiali, nei suoi successi e nei suoi insuccessi, nei suoi beni presenti e nelle sue sicurezze future, poiché tale volontaria chiusura suppone un atteggiamento e una disposizione che forzano la naturale apertura al mondo esterno e alle persone che lo circondano. In questa prospettiva, l’uomo può veramente realizzare sé stesso e sperimentare un senso di pienezza esistenziale solo se vive impostando la propria vita in funzione di uno scopo da realizzare.

La psicoterapia, secondo l’insegnamento junghiano, finisce nel momento in cui una persona diventa pienamente sé stessa e, nel farlo, è molto probabile che senta una dimensione di felicità. Il bonus psicologo, quindi, contribuisce in maniera pragmatica a porre le basi perché ogni persona provi ad affrontare le sue problematiche più profonde attraverso un supporto che, laddove possibile, conduce al benessere mentale e che, in tutti i casi, può essere un fattore di protezione personale, relazionale, sociale importantissimo per l’equilibrio di ogni singolo e della società tutta.

Sulla scia di questa sin qui asserito, giungono alla mente le parole di Nietzsche che diventano l’augurio per chiunque voglia raggiungere l’omeostasi e l’equilibrio psicologico: “Diventa ciò che sei”. È proprio nell’autenticità del nostro essere, infatti, che si possono scoprire e dischiudere nuovi orizzonti di ben-essere e di senso.

Prof. Alfredo Altomonte

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