È tornato alla Casa del Padre Bartolomeo Sorge, Sacerdote della Compagnia di Gesù. Instancabile formatore e pensatore, acuto politologo e teologò. Il suo pensiero e le sue opere hanno hanno sensibilmente influenzato molti cattolici italiani, e formato giovani di diverse generazioni. Anche io personalmente ho potuto conoscerlo appena trentenne a Palermo presso il Centro di Formazione Politica Pedro Arrupe nel corso degli anni 80.
Ancora ricordo l’emozione quando con molti giovani lo accogliemmo nel ‘Centro’ di via Franz Lehar, luogo privilegiato dei giovani cattolici siciliani per i propri convegni, seminari, corsi di preparazione al sociale ed alla politica. Il suo atteso arrivo, nel pieno delle nostre attività di sensibilizzazione, venne vissuto come una grande conferma per l’azione costante che stavamo esercitando in Città per il rinnovamento della politica e delle istituzioni Palermitane. Era il tempo di un grande protagonismo giovanile per rivitalizzare speranze ed impegni, ed il suo incondizionato ed immediato aiuto, insieme alla benevola considerazione del carismatico Cardinale Salvatore Pappalardo, produsse una forte ventata nuova che si trasformò nella ‘primavera di Palermo’.
In ogni assemblea mensile presso il Centro Arrupe, che lo vedeva sempre presente ad incoraggiare all’impegno, campeggiava sempre ‘Rinnovare Palermo nel segno della vita e della speranza’, che diventò lo slogan che accompagnò quella stagione straordinaria. Passarono gli anni e lo incontrai di nuovo verso la metà degli anni novanta invitandolo a stare con giovani sindacalisti per tre giorni in un seminario per cercare di scrutare i tempi nuovi dopo la cosiddetta ‘tangentopoli’ che aveva sconquassato il sistema politico.
Nella società italiana, in quegli anni, il bipolarismo aveva già radicalizzato lo scontro politico, e volevamo approfondire, impazienti come eravamo, di come e quando si potesse ritornare alla ordinarietà di un sistema politico più equilibrato e rassicurante per il mondo del lavoro. Puntuale e profondo come sempre, preparò un lavoro proprio per quella occasione, sostenendo che progressivamente si sarebbe giunti ad un sistema politico diverso da quello dominante in quegli anni, arrivando con il tempo a realtà di sinistra e di destra sempre più moderate, nella considerazione che gli italiani non amano gli eccessi e dunque si sarebbe giunti ad una realtà più rassicurante.
La sua analisi era circostanziata e densa di precisazioni e avvinse ciascuno nella discussione. Alla domanda di quanto tempo dovevamo aspettare secondo lui perché potesse finire ‘il bipolarismo distruttivo’, rispose con un sorriso appena accennato, che sarebbero stati necessari decenni, nella considerazione che per svariate situazioni, il processo di mutazione avrebbe richiesto molto tempo. In effetti quella risposta ci meravigliò ed ebbe l’effetto di una doccia gelata. In effetti aveva ragione: siamo qui ancora ad aspettare che qualcosa muti.