Papa Francesco, in preparazione al Giubileo del 2025, ha indetto un l’“Anno della Preghiera”. Ci sono tanti modi di rivolgersi al Signore attraverso la preghiera. Cristo non ci ha dato un metodo per come pregare, ma ha lasciato a tutti noi, una grande testimonianza di preghiera. Oggi riguardo alla preghiera, si notano due tendenze: da una parte l’uomo scientifico e tecnologico, e addirittura “super”, che si proclama indipendente da tutti e da tutto; artefice del suo destino e del suo “progetto di vita”. Costui non sente il minimo dovere di lodare e ringraziare il Creatore. Dall’altro, specialmente nel mondo dei credenti cresce la domanda di preghiera, di silenzio (deserto?), di riflessione, quasi a nascondersi in Dio e con Dio.
Sono tante le preghiere che ci invitano ad un dialogo costante con Dio, sicuramente, in molti monasteri, conventi e comunità religiose si prega con i Salmi. Il libro dei Salmi o Salterio è un antico testo contenuto nella Bibbia Ebraica (Tanakh) e nel Vecchio Testamento della Bibbia Cristiana. Si presume che la redazione definitiva sia avvenuta in Giudea nel III secolo a.C., raccogliendo testi di varia origine di autori ignoti lungo i secoli precedenti. La lettura dei Salmi era associata al Tempio di Gerusalemme, durante il momento di preghiera comunitaria.
Il termine “Salterio” è la semplice traslitterazione della parola greca “Psalmes”, che significa un canto da eseguirsi con accompagnamento musicale e tutta la raccolta dei salmi viene chiamata “Psalterion”, un altro termine greco che indica uno strumento a corde di cui ci si serviva per accompagnare il canto. Il “Salterio” è una collezione di 150 salmi o inni, è incluso fra i “Libri Sapienziali”, la Bibbia cristiana ne indica sette: Proverbi, Giobbe, Qohelet, Siracide, Sapienza, Salmi e Cantico dei Cantici, essi sono nati dalla profonda religiosità ebraica, un colloquio con Dio ed è un messaggio che lo Spirito Santo rivolse a noi per insegnarci a pregare. I Salmi sono scritti in ebraico e tradotti in greco, quello più antico è il 104, che riprende l’Inno al Sole degli egiziani del XIV secolo a. C. L’Inno al Sole è conosciuto come “Grande Inno” ad Aton, una divinità rappresentata attraverso un disco solare che proteggeva il faraone e la sua famiglia, l’Inno è considerato uno degli esempi più antichi di inni, attribuito al faraone egizio Akhenaton che regnò per ben 17 anni.
“Nel libro dei Salmi – scriveva Benedetto XVI – trova espressione tutta l’esperienza umana con le sue molteplici sfaccettature, e tutta la gamma di sentimenti che accompagnano l’esistenza dell’uomo. Nell’uomo si intrecciano e si esprimono gioia e sofferenza, desiderio di Dio e percezione della propria indegnità, felicità e senso di abbandono, fiducia in Dio e dolorosa solitudine, pienezza di vita e paura di morire…”. La prima norma da seguire e osservare nella preghiera dei Salmi è di recitarli nella piena consapevolezza della nostra unione solidale con Gesù Cristo, cercando il più possibile di immedesimarci in maniera profonda e convinta in questa comunione di spirito e di voce. Nei secoli passati i fedeli partecipavano attivamente alla salmodia, e certi canti biblici erano diventati più popolari dei salmi stessi. L’uso generale della Chiesa antica, voleva che dopo il canto di un salmo, il tutto si concludesse con una preghiera, questo avveniva anche dopo la recita di più salmi consecutivi, poi ci si inginocchiava per un tempo di meditazione in silenzio. La tradizione cristiana adotta generalmente per recitare i salmi, la forma diretta, (un salmista legge); quella responsoriale (dopo una strofa si ripete il ritornello); antifonica (salmi a due cori, dove l’assemblea alterna il ritornello o antifona); e forma alternata (l’assemblea alterna i versi del salmo).