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La presenza e l’intervento di Santa Lucia nella Divina Commedia

Le recenti celebrazioni dei 700 anni di Dante hanno permesso di approfondire o mettere in risalto tanti aspetti della sua vita spesso intrecciati con la “Divina Commedia”. La dimensione letteraria è importante, ma quando questa incontra il piano della fede vissuta, si passa a quello dell’esperienza religiosa che interpella il cuore e la mente. Nel Sommo Poeta e nella sua opera più importante tutto ciò accade di continuo come nel caso della presenza nelle cantiche della figura e dell’intervento di Santa Lucia, martire siracusana della fine del III secolo ed inizio IV, la cui storia è narrata dagli atti del martirio, da tradizioni, racconti popolari e leggende. C’è chi afferma tra gli studiosi che Dante gli abbia dato uno spazio limitato, di second’ordine, chi invece ritiene che le poche volte in cui si fa riferimento a lei siano determinanti per la salvezza; infatti, non a caso è una delle tre donne (con Maria e Beatrice) senza le quali non sarebbe sopravvissuto alla selva oscura del peccato e non avrebbe percorso il cammino nei regni ultraterreni.

A proposito, Carlo Simone in un articolo su www.tempi.it afferma: «Nella Commedia, Lucia è una presenza tanto discreta quanto decisiva. Compare in tre punti chiave del poema, uno per cantica: Inferno II, Purgatorio IX e Paradiso XXXII; praticamente all’inizio, a metà e alla conclusione del poema. Nelle due prime apparizioni la martire è fondamentale per Dante al fine di fargli proseguire il viaggio; nella terza le viene attribuita dal poeta una gloria immensa». Si può certamente parlare di una vera e propria devozione per Lucia da parte del poeta, visto che è l’unica “santa” riconosciuta dalla Chiesa delle tre donne, escludendo naturalmente la Madonna che è naturalmente al di sopra per il ruolo di corredentrice in quanto madre di Gesù. Lavinia Contini dell’Università del Salvador in Argentina scrive sulla rivista Ideas: «Tra i devoti illustri della Santa annoveriamo anche Dante Alighieri, il quale nella Commedia si definisce un «fedele» di Lucia (Inferno, II, vv. 97-99) e, dopo la sua morte, alcuni dei suoi primi commentatori (per esempio, Graziolo de Bambaglioli e Guido da Pisa) ribadiscono il vincolo del poeta con la santa siracusana (Cassell 1991). Inoltre, secondo quanto tramandato nel Convivio (III, IX, 15-16), Dante avrebbe sofferto in gioventù di una malattia agli occhi dalla quale sarebbe poi guarito. Si potrebbe quindi dedurre che il poeta si sia affidato all’intercessione della Santa siracusana, all’epoca già patrona della vista, e cha da questo episodio sia nata o si sia rafforzata la sua devozione». Addentrandoci nelle terzine dell’Inferno, non bisogna andare troppo lontano e nel secondo canto troviamo Virgilio che racconta:

“Questa chiese Lucia in suo dimando
e disse: – Or ha bisogno il tuo fedele
di te, e io a te lo raccomando -.
Lucia, nimica di ciascun crudele,
si mosse, e venne al loco dov’i’ era,
che mi sedea con l’antica Rachele.
Disse: – Beatrice, loda di Dio vera,
ché‚ non soccorri quei che t’amò tanto,
ch’uscì per te de la volgare schiera?
non odi tu la pieta del suo pianto?
non vedi tu la morte che ’l combatte
su la fiumana ove ’l mar non ha vanto?”

Nel Purgatorio, invece, l’intervento di Santa Lucia è diretto, quasi fisico, sebbene sia sempre lo stesso Virgilio a raccontarlo a Dante a posteriori che, dopo essersi addormentato, era stato trasportato davanti alla porta del secondo regno, il cui ricordo per lui è un sogno-visione di un’aquila che lo solleva:

“in sogno mi parea veder sospesa
un’aguglia nel ciel con penne d’oro,
con l’ali aperte e a calare intesa;  (…)
Poi mi parea che, poi rotata un poco,
terribil come folgor discendesse,
e me rapisse suso infino al foco.
Ivi parea che ella e io ardesse;
e sì lo ‘ncendio imaginato cosse,
che convenne che ‘l sonno si rompesse”.

E poi la necessaria spiegazione della sua guida che mette alla fine in evidenza gli occhi belli di Lucia, simbolo del suo martirio e di ciò che è protettrice:

“Dianzi, ne l’alba che procede al giorno,
quando l’anima tua dentro dormia,
sovra li fiori ond’è là giù addorno
venne una donna, e disse: “I’ son Lucia;
lasciatemi pigliar costui che dorme;
sì l’agevolerò per la sua via”.
Sordel rimase e l’altre genti forme;
ella ti tolse, e come ‘l dì fu chiaro,
sen venne suso; e io per le sue orme.
Qui ti posò, ma pria mi dimostraro
li occhi suoi belli quella intrata aperta;
poi ella e ‘l sonno ad una se n’andaro»”.

L’ultimo riferimento è quasi alla fine del percorso nel Paradiso, nella Rosa dei Beati, a un passo dalla scena finale dell’intero poema, poco prima di volgere lo sguardo verso Dio, come scrive la Contini: «E ancora nel Paradiso, all’interno della Rosa dei Giusti, Dante assegna a Lucia un posto di particolare rilievo, accanto a Giovanni Battista e in diagonale frontale con Adamo. Queste cose descrive San Bernardo al nostro poeta che, ricordando la prima apparizione della santa, così la nomina per l’ultima volta:

“E contro al maggior padre di famiglia
siede Lucia, che mosse la tua donna
quando chinavi a rovinar le ciglia”.

Tornando con i piedi per terra ma restando con gli occhi fissi a Lucia, è bello sapere che nella cittadina di Belpasso, nella diocesi di Catania, la 386esima festa di Santa Patrona preveda iniziative religiose e culturali in un percorso dedicato alla ricerca della luce attraverso gli occhi di Dante, sentendosi comunità attorno alla Martire che, innamorata di Gesù e della sua Parola di salvezza, non esitò a dare la propria vita.

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