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Nel post-pandemia riscoprire la necessità dei valori etici

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Sostiene Joe Biden, presidente degli Stati Uniti d’America: “Non possiamo ritornare a come erano le cose prima della pandemia, dobbiamo cogliere il momento per reimpostare e ricostruire la nostra economia”.

Un concetto, un ammonimento che penso valgano anche per noi italiani ed europei. Ma riflettiamo: possiamo fermarci a ricostruire soltanto la nostra economia? O forse dovremmo riprogettare insieme ai Millenials e a tante persone, ispirate cristianamente e di buona volontà, la visione di una società più umana, più giusta nel tempo della globalizzazione? Su quali fondamenti?

Considero come affermano tanti altri analisti sociologi, filosofi, artisti, etc. di diverse culture ed etnie, che una causa della decadenza della civiltà altamente tecnologica e digitale, nel tempo della globalizzazione, sia la carenza o la mancanza in quasi tutte le latitudini, con diverse accentuazioni, dell’amalgama che unisce una comunità un popolo: pochi valori etici, ma condivisi, per una visione e un progetto che si appoggi anche su quei valori.

Nel post pandemia, non è forse il tempo che dovremmo ricercare alcuni valori etici condivisi e alcune priorità per i bisogni dell’umanità più fragile ad ogni latitudine nell’era digitale? E’ davvero uno scandalo che 26 persone/organizzazioni possiedano il reddito di 3,6 miliardi di persone (Rapporto Oxfam).

Chiediamoci perché nel tempo della globalizzazione e dell’era digitale è sempre più venuta meno l’Etica nella comunità, nelle attività correnti, nei rapporti politici e nelle Istituzioni? Hanno ancora senso per l’uomo, per noi italiani, le virtù e i valori etici? Le virtù serviranno ai Millenials della classe dirigente per realizzare una società migliore per il futuro dell’umanità?

La virtù nel vocabolario è descritta come una disposizione dell’uomo che lo porta a seguire il bene e a fuggire il male. Oggi nel tempo che scorre velocemente nell’era digitale dei Millenials, senza vincoli e freni, si riscontra che in generale la virtù è giudicata una realtà noiosa che infastidisce per la nota di obbligo che comporta. Presso i greci, la virtù era indispensabile per avere un uomo maturo secondo natura. La storia ci racconta anche della virtù deformata, com’era quella degli scribi e dei farisei, al tempo di Gesù Cristo.

La Rochefoucauld diceva che “l’ipocrisia è un omaggio che il vizio rende virtù”. La finanza dopo l’abolizione da parte di Bill Clinton, presidente Usa, della legge Steagall Glass Act (1997) ha capovolto il principio del N.O.M.A. (Non Overlapping Magisteria) e da qualche decennio fissa gli obiettivi della società che prima fissava la politica e ha così reso suoi succubi i politici con la “p” maiuscola.

In questo scenario, non assistiamo ormai all’annullamento di ogni speranza di una vita e di un futuro più giusto e migliore per i Millenials e per tutti colore che non sono ancora nati? Apriamo una riflessione per ricercare punti di convergenza utili a chi ha davanti un lungo cammino per ricostruire la Polis e favorire la ricerca del miglioramento del bene comune.

Antonino Giannone: