La partecipazione alla vita delle comunità, per le giovani generazioni, costituisce il primo pilastro fondamentale del significato del vivere insieme. In particolare, fin dalla preadolescenza, grazie alle diverse “palestre di democrazia”, presenti nella quotidianità di tutti noi, penso ad esempio alla scuola, agli oratori e all’associazionismo i quali, costituiscono il fulcro dei valori di prossimità essenziali per vivere in questo momento storico molto difficile, siamo stati educati al significato più profondo dei termini “confronto” e “fraternità”, essenziali per costruire la cultura del “noi”, in contrapposizione al crescente individualismo.
Questi valori, proiettandoci al futuro, devono rappresentare, senza alcuna esitazione, le basi di una società nuova, profondamente radicata nell’empatia e nel dialogo con tutti i membri della nostra famiglia umana, senza alcuna distinzione di latitudine o etnia di appartenenza. Siamo chiamati a costruire ponti e non muri, allontanando da ogni luogo lo spettro di guerre fratricide e contrarie a quello che, con lungimiranza, Papa Francesco, ha definito “sviluppo umano integrale”. Chi verrà dopo di noi deve avere diritto a vivere una vita costellata da felicità in ogni ambito e partecipazione sana a tutti gli aspetti della società. La democrazia, quindi, deve trovare la sua piena realizzazione nella pace e nel confronto tra singoli e nazioni a cui, senza se e senza ma, ogni cittadino deve ispirare.