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Piccoli borghi, un tessuto sociale che conserva la memoria

C’è un Italia felice, serena, operosa, volenterosa, dei piccoli borghi che tutti gli anni, nella stagione estiva, ripropone le offerte turistiche del proprio patrimonio culturale, fatto di rievocazioni dei fasti medievali e rinascimentali che vi diedero lustro. Se ne trovano dappertutto, maggiormente nell’Italia centrale, preservata dallo Stato Pontificio di quei secoli, ma anche nelle altre grandi regioni del Sud come del Nord, a riprova dell’esistenza di un tessuto sociale coeso ed orgoglioso che tenta di difendere le proprie tradizioni e la propria storia non solo per fini turistici ma anche per ragioni di conservazione della memoria del passato.

L’aspetto turistico è garantito; in ciascuno di questi innumerevoli borghi, piccoli centri, paesini e cittadine vi sono feste e rievocazioni storiche organizzate col massimo sforzo da volontari dei luoghi che preparano con cura nei mesi precedenti ogni dettaglio, ogni lavoro occorrente, dai costumi dell’epoca di grande sfoggio sartoriale, ai cibi ed alle pietanze cucinate e servite cercando di riproporre il clima e gli ambienti durante i quali vennero eretti i palazzi storici, le chiese, le piazze e le vie che durante queste manifestazioni abbondano di turisti e visitatori, attirati dalla voglia di conoscere ed approfondire la storia del luogo.

E le musiche tradizionali come i canti, proposti da cultori esperti e giovani appassionati, che si impegnano proficuamente e fattivamente per assicurare la massima resa al momento della rappresentazione, sono la cornice che accompagna durante lo svolgimento. Guide, cantori, sbandieratori, giocolieri, giullari e poi cuochi e ristoratori, sarti e figuranti, accompagnatori danno voce a questa grande voglia delle organizzazioni locali – rigorosamente gratuite e volontarie – di far conoscere ai visitatori che si addentrano tra suoni e profumi, palazzi e musei, opere d’arte e scorci naturali, le radici storiche e culturali, e principalmente di affinare la conservazione della memoria.

Uno sforzo enorme dell’intera comunità locale, spontaneamente e fattivamente organizzata con l’apporto dei più capaci che dirigono con maestria e pazienza i più volenterosi che si prestano ad ascoltare e si sforzano di eseguire al meglio i compiti assegnati, in un’armonia di collaborazione veramente lodevole. Uno stridente contrasto con le becere notizie quotidiane che affollano le pagine delle guerre, delle inutili liti politiche, della immancabile cronaca nera, della denigrazione e della violenza a tutti i livelli.

In queste ore che si trascorrono in questi borghi si respira tutt’altra aria, sorrisi, impegni soddisfazioni, voglia di fare e di far conoscere, di conservare e preservare il meglio che abbiamo, non solo nel territorio ma dentro di noi. Ero a Carpineto Romano per la Cena del Cardinale (ma tutti i giorni ci sono analoghe manifestazioni in quasi tutti i borghi italiani), ed il presidente dell’associazione del Pallio della Carriera (così si chiama la locale rievocazione dei fasti cinquecenteschi) mi raccontava dei mesi di impegno volontario e gratuito dell’intero paese e dello spirito di iniziativa e collaborazione di ciascuno con il solo intento della migliore riuscita, non solo e non tanto turistica ma culturale e storica in modo da aggiungere una nuova edizione (era la 32esima) al grande libro della storia.

Sfilate di figuranti in costume, botteghe, banditori, musici, sbandieratori (bravissimi), per intrattenere nei numerosi tavoli allestiti in uno degli angoli più suggestivi del luogo centinaia di ospiti a cena con le pietanze locali secondo le ricette dell’epoca. Uno sforzo immenso e la gioia di vedere accomunati anziani e giovanissimi, adulti e donne, capaci e meno abili, tutti insieme in assoluta coesione. Non ho potuto fare a meno di notare che questa è la storia dell’Italia; le altre nazioni, Francia, Spagna Austria, Inghilterra hanno impegnato il medioevo ed i secoli a seguire in guerre di conquiste. Noi, invece, abbiamo storia di culture, di arti, di musica, di letteratura, di mestieri e di artigiani, abbiamo storie di uomini nonostante le nostre terre siano state teatro delle guerre altrui. Abbiamo città e palazzi e chiese e monumenti e strade e piazze di immenso valore artistico e culturale, abbiamo esempi da riproporre e da rievocare, abbiamo uomini illustri che i concittadini locali provano ad onorare, abbiamo qualcosa da offrire a memoria di cosa siamo. Troppo poco è lo spazio che viene dato alla diffusione di queste notizie a vantaggio invece di quanto andrebbe invece definitivamente bandito.

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