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Perché il Pnrr è una grande opportunità per il terzo settore

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – anche detto Pnrr – è una grande opportunità per quanto attiene il mondo del Terzo Settore e in particolare quello del volontariato. Il fatto che, in una situazione complicata come quella determinata dalla pandemia da Covid-19 vi siano delle iniziative a sostegno dei mondi vitali della nostra società è estremamente positivo. È importante dire che il Pnrr non è composto da fondi a finanziamento perduto ma sono risorse che l’Unione Europea mette a disposizione i quali, nel tempo, andranno restituite. Quindi, se in un periodo straordinario e terribile come quello connotato dall’attuale pandemia, le istituzioni europee mettono a disposizione delle risorse ingenti è bene non sprecarle.

Tanto premesso, il Pnrr, è composto da sei missioni: la prima si focalizza su “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”, la seconda su “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, la terza su “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile”, la quarta su “Istruzione e Ricerca”, la quinta su “Inclusione e Coesione” ed infine la sesta sul tema “Salute”. In totale il Piano prevede una dotazione 191,5 miliardi di euro e, da questo, si capisce che, in questa occasione, si scrive il futuro del nostro Paese da qui ai prossimi dieci anni. Sebbene tutte le missioni previste siano estremamente importanti, è fondamentale porre l’attenzione sul focus della missione cinque, ossia quella definita “inclusione e coesione” la quale ha al suo interno tre componenti: politiche per il lavoro, infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo Settore e infine gli interventi speciali per la coesione territoriale. Quindi, questa missione, prende atto del ruolo di protezione e di inclusione del Terzo Settore e del volontariato nei confronti delle persone in difficoltà e, per questo, si prende contezza che lo stesso va sostenuto adeguatamente. A tal fine – per cui c’è un tema di rafforzamento dei servizi sociali territoriali e quindi di attenzione alle persone che sono sole, anziane o in difficoltà – si capisce che questa entità, la quale si chiama Terzo Settore, conosce molto bene il territorio e quindi è necessario che si coprogetti e si coprogrammi con la pubblica amministrazione. Questi non sono concetti nuovi ma, in questo momento, si innovano perché diventano uno degli elementi fondanti del rapporto che il mondo del volontariato e della cooperazione dovranno avere con le istituzioni pubbliche. Prendiamo quindi atto che, su questi temi, le istituzioni europee ed anche i nostri governi e regioni hanno finalmente messo un punto di positività al rapporto con il Terzo Settore. Ci sono però alcune forme di preoccupazione in riguardo alla coprogettazione ed alla coprogrammazione per le quali è necessario che i funzionari pubblici imparino a lavorare insieme al Terzo Settore costruendo tavoli di confronto permanente in cui si hanno anche delle storie positive ma, veniamo dal periodo prima della pandemia in cui coprogrammare era spesso annunciata ma non portata avanti concretamente. Questo non può più funzionare, in base a quanto enuncia l’Unione Europea e l’ultima sentenza della Corte Costituzionale quando stabilisce che i due elementi di cui si è detto devono essere l’elemento fondante per il futuro.

Se si programma in sinergia, i servizi a favore di coloro che sono in difficoltà, delle persone sole nelle nostre città non può bastare un servizio di tipo sanitario che il pubblico può erogare ma è necessario aggiungere anche degli interventi di servizio sociale e di vicinato espletato dalle piccole associazioni di volontariato come quanto è stato fatto nella prima ondata della pandemia per aiutare le persone sole. Coprogrammare significa mettere insieme le forze, anche in questa fase di costruzione, che si concluderà con il Pnrr entro il 2026.

In questi giorni tutte le regioni italiane hanno comunicato alle diverse istituzioni territoriali che stanno giungendo le risorse economiche per le diverse missioni previste dal Pnrr e quindi, tutti questi enti devono aderire a questa progettualità – entro il giorno 21 del mese di gennaio – facendo una manifestazione di interesse che dovrà essere inoltrata alle regioni e poi al ministero competente con l’indicazione di quale ambito si vorrà andare ad incidere nei vari territori.

Attualmente ci troviamo ancora in una fase molto preliminare ed era auspicabile che, anche questa fase, fosse preparata insieme agli organismi di rappresentanza del Terzo Settore, ma purtroppo questo non è avvenuto. Però, dopo l’accettazione delle manifestazioni di interesse, ci saranno i diversi bandi che potranno essere operativi dal mese di marzo e, già da quel momento, si aprirà una fase di programmazione congiunta che potrebbe essere molto positiva tra Terzo Settore, mondo del volontariato ed Enti Pubblici. Questo diventa uno dei campi di prova per costruire un nuovo rapporto tra tutti coloro che ne saranno coinvolti, ad esempio attraverso la partecipazione dei nostri organismi di rappresentanza quali ad esempio il Forum del Terzo Settore e i Centri di Servizio per il Volontariato che potranno coordinare l’azione dei piccoli gruppi di volontariato. Se queste risorse verranno utilizzate bene, l’Italia potrà fare un salto di qualità con l’obiettivo di lasciare un Paese migliore ai nostri figli e ai nostri nipoti.

Emanuele Alecci: