Il punto annoso del far fronte al grande debito italiano, con il passare del tempo, diventa sempre più urgente, avendo raggiunto la preoccupante dimensione del 160% del PIL. Questa imbarazzante condizione deriva dal fatto che i governi che si sono succeduti nel corso dell’ultimo ventennio, hanno fatto di tutto per rimandare azioni energiche e coerenti per assottigliare il debito, pur di distribuire denari pubblici per ragioni elettorali.
Dunque diventa sempre più difficile, data la dimensione enorme del debito, acquistare quantitativi sempre maggiori di prestito nel mercato finanziario e bancario senza incorrere in spregiudicate speculazioni, data l’estrema debolezza oggettiva in cui ci si trova. Dunque due possono essere le strade obbligate per uscire da questo stato di cose che ipotecano ogni possibilità di sviluppo e che ci sottopone costantemente sotto una spada di Damocle. Il primo è inaugurare coerentemente il cammino virtuoso di aggressione del debito; il secondo è sottrarci il più possibile alle classificazioni delle agenzie di rating con la mossa del cavallo dell’utilizzo del risparmio delle famiglie italiane.
Infatti per i risparmiatori può essere un’occasione importante per guadagnare un paio di punti percentuali comprando buoni di Stato, mentre oggi, i loro risparmi in banca non producono che zero interessi. Nello stesso tempo lo Stato si potrà sottrarre alla speculazione finanziaria e bancaria che pretende percentuali di interessi ben oltre i margini che potrebbero invece ottenere i risparmi delle famiglie. Operazioni di questo tipo sarebbero di una semplicità e limpidezza senza uguali.
Nella prima Repubblica comandava la politica e non banche e finanza, tant’è che si privilegiava ricorrere al risparmio interno anziché sottomettersi alla speculazione.
Va ricordato che il Giappone si finanzia con i risparmi delle famiglie giapponesi ed i vantaggi per questo paese sono incontestabili. Anche nella Repubblica di San Marino, incastonata nel territorio italiano, pare che vogliano adottare questo sistema. Infatti, partecipando ieri ad un incontro informale con alcuni maggiorenti della piccola ma più antica Repubblica del mondo, ho avuto io stesso contezza che si voglia dare corso ad una operazione così lineare e comprensibile.
Chissà che i nostri governanti, trovino un po’ di coraggio per emulare i loro predecessori di decenni fa. Dei governi di quell’epoca tutto si potrà dire, fuorché non avessero il senso di capire la differenza tra quello che conveniva e quello che penalizzava il paese. In questo caso, allora, meglio tornare alla prima Repubblica.
Perché molti rimpiangono la prima Repubblica
Ricevi sempre le ultime notizie
Ricevi comodamente e senza costi tutte le ultime notizie direttamente nella tua casella email.
Stay Connected
Seguici sui nostri social !
Scrivi a In Terris
Per inviare un messaggio al direttore o scrivere un tuo articolo: