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Perché i cattolici fanno così paura alla classe politica

Può un cattolico, oggi, fare politica? Può un cattolico, oggi, ricoprire ruoli istituzionali, senza essere additato come “estremista”, “antiabortista”, “omofobo”, ecc. ecc., semplicemente, perché ciò in cui crede si pone in coerenza con la sua fede? Per una certa classe politica, no. Che strana questa classe politica… invoca una società ideale, inclusiva, senza discriminazioni di sorta, rivendicando diritti civili, che a ben guardare già sono oggetto di tutela, e, che nello stesso tempo, “processa”, prima ancora dell’inizio dell’opera, chi intende lavorare, professando il proprio credo “cattolico”.  Non sarà anche questa una forma (grave) di discriminazione?

Secondo questa miope visione, il “cattolico”, anzi, “l’ultracattolico” (quale sarà, poi, la differenza? Mah…) non può fare politica, in coerenza con i propri valori, senza essere ritenuto una “minaccia” per i cosiddetti “diritti civili”. Eppure, anni addietro, le leggi che hanno disciplinato il divorzio, l’aborto… sono state approvate anche e nonostante la presenza dei cattolici in Parlamento.

E, allora, perché, oggi, l’uomo o la donna “cattolici” fanno così paura? Forse, perché, nel tempo odierno, in una società in cui il “diverso” non può sussistere e deve essere uguale o reso conforme a tutto e a tutti, l’essere “cattolico” costituisce quell’elemento di differenza che non consente di uniformarsi a chi vorrebbe un appiattimento ovvero un’omologazione di pensiero e di valori.

Nella nostra storia, non sono mancati in politica uomini il cui essere “cattolici” ha costituito, invece, “un valore aggiunto” per la crescita della società e del bene comune. Uomini di buona volontà, di grande spessore e competenza, che hanno contribuito in modo determinante alla nascita e al consolidarsi di questa democrazia…democrazia, che garantisce a tutti il diritto di partecipare alla vita pubblica.

L’auspicio è che, anche oggi, nell’attuale scenario della vita politica italiana, sia data a tutti, cattolici o “ultracattolici” inclusi, la possibilità di lavorare, nel solco dei Padri costituenti, per la costruzione di una società per l’Uomo, che si opponga ad ogni forma di sopruso, anche ideologico rispetto a chi professa un “credo” diverso, nel rispetto dell’Altro e della dignità della Persona, recuperando quei valori, anche “cristiani”, che sono il fondamento della nostra storia e della nostra cultura.

Nel rispetto della laicità dello Stato, sì… ma con lungimiranza, passione e spirito di servizio, perché, come ha ribadito Papa Francesco, nel discorso agli studenti delle scuole gesuite, il venerdì 7 giugno 2013, “la politica è una delle forme più alte della carità, perché cerca il bene comune. E i laici cristiani devono lavorare in politica. […] Lavorare per il bene comune, è un dovere di un cristiano! E tante volte la strada per lavorare è la politica”.

In fondo, è questo il vero “diritto” da garantire e tutelare in ogni epoca, il diritto alla libertà, quella vera, non ideologica, che porta con sé il dovere, la responsabilità di partecipare alla vita politica della comunità… ancor di più se cattolici!

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