In Italia, le persone in condizione di povertà assoluta, ovvero coloro che non possono permettersi le spese minime per condurre una vita accettabile, sono circa 5,6 milioni. In particolare, negli ultimi anni, a seguito della pandemia e delle diverse crisi internazionali che hanno provocato un aumento dell’inflazione e, di conseguenza, dei prezzi al consumo, ha portato anche ad una crescita del numero delle famiglie in condizione di povertà relativa, ovvero di coloro che, a causa della perdita o della riduzione dell’orario di lavoro di un membro del nucleo famigliare. Questo fattore ha contribuito notevolmente ad assottigliare la linea di demarcazione tra povertà assoluta e povertà relativa.
La povertà e le fragilità sono indubbiamente un fenomeno complesso ma, per assicurare un supporto adeguato a chi si trova in condizione di difficoltà, è necessario fornire tutte le possibilità per partecipare da assoluti protagonisti alla vita economica e sociale del paese, attraverso adeguate misure di sostegno e inclusione che consentano di vivere una quotidianità migliore, allontanando lo spettro dell’indigenza. Il contrasto alla povertà presuppone l’adozione di politiche strutturali in grado di dare risposte celeri, basate su modalità di intervento appropriate. Serve una grande politica condivisa da tutti gli schieramenti per poter affrontare la priorità nazionale rappresentata dal contrasto alla povertà e dalla tutela di oltre 1 milione e 235 bambini e adolescenti che, nel nostro paese, subiscono incolpevolmente le conseguenze di una condizione difficile attraverso l’impossibilità di avere un’infanzia serena che mina irrimediabilmente la sostenibilità del loro futuro. Papa Francesco, qualche tempo fa, richiamando l’enciclica Pacem in terris scritta da Giovanni XXIII sessant’anni fa, ci ha ricordato l’importanza “assicurare una vita dignitosa a molti”, auspicando uno “sviluppo della solidarietà e sussidiarietà di tanti cittadini che credono nel valore dell’impegno volontario di dedizione ai poveri”. Le parole del Santo Padre, nella loro lungimiranza, richiamano la Dottrina sociale e il “paradigma del dono” racchiuso in essa. Un valore fondamentale per dar corso a un nuovo modello di società in grado di mettere al centro la fraternità e l’aiuto nei confronti di chi si trova in stato di bisogno.