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Un patto educativo globale per una scuola davvero aperta a tutti

Alla prova dei fatti il percorso formativo di un allievo non può costare meno di 6mila euro annui (dati del Ministero dell’Istruzione); di conseguenza le scuole paritarie che chiedono una retta inferiore per non tagliare in due la società, non volendo accentuare le differenze economiche, si indebitano fino a dover chiudere. E in tempo di crisi il rischio è che chiudano i baluardi di civiltà, arretrino le scuole paritarie serie e avanzino quelle colluse e malavitose, che non sono numerosissime, ma arrecano un danno esponenziale. Anche una sola è di troppo.

Quindi ancor più oggi è doveroso garantire il pluralismo educativo, resistere per scongiurare la deprivazione culturale e il divario fra il Nord e il Sud. 

Occorre un patto educativo globale e cioè tutte le forze devono scendere in campo, Il Governo come le Regioni, i Privati come la Chiesa. 

Occorre quello che chiamo il coofinanzaimento solidale, per aiutare le famiglie a continuare a scegliere la scuola paritaria, e salvare le scuole di frontiera in particolare, patrimonio da custodire perché non sia perso per sempre. Soltanto insieme possiamo farcela.

Il Governo, impegnato con l’investimento di fondi Next Generation UE – e in particolare attento con il ministro Bianchi al mondo della scuola tutto, senza alcuna declinazione che di per sé è una discriminazione – certamente sa bene che la povertà educativa e le diseguaglianze si colmano mettendo insieme le scuole statali e paritarie, baluardo nei mesi estivi per lanciare una collaborazione a tutto campo.

Le Regioni in primis devono fare la propria parte; si spera inoltre nella rinnovata attenzione delle autorità ecclesiali, con l’augurio che l’aiuto attraverso l’8per mille, destinato lo scorso anno come borse di studio da 2mila euro per allievo delle paritarie, venga confermato.

Il patto educativo globale invocato dal Papa non dovrà restare solamente il tema dell’ennesimo convegno. Io sono positiva.

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