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Ascoltare le parole del Papa senza volerle manipolare

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Nella grande confusione, con deliri degni del tifo da stadio, piuttosto che una pacata riflessione su temi antropologici di grande portata, vorrei cercare di portare un umile contributo di buon senso, partendo dall’esposizione dei fatti. Il Santo Padre ha pronunciato, testualmente, la seguente frase: ”Le persone omosessuali hanno diritto ad essere nella famiglia. Sono figli di Dio ed hanno diritto ad avere una famiglia e non si può buttar fuori dalla famiglia nessuno, né far loro la vita impossibile … Ciò che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile. Hanno diritto ad essere coperti legalmente. Questo è ciò che io ho difeso”.

E’ sempre impossibile, oltre che inaccettabile, fare il processo alle intenzioni: qualunque sia la motivazione che ha spinto il Papa a fare queste affermazioni, a noi credenti è giusto ascoltare le sue parole per quello che dicono e non per quello che vogliamo fargli dire. E’ quanto invece si sta facendo dal fronte LGBTQ, con un atto vergognoso che va condannato senza indugio. Ogni strumentalizzazione offende la verità e manipola illecitamente la realtà. Dunque, lasciamo da parte le polemiche varie e concentriamoci sul testo.

Papa Francesco afferma in buona sostanza tre punti: le persone omosessuali sono figli di Dio; hanno il diritto di vivere e di non essere buttati fuori dalla loro famiglia rendendo loro la vita impossibile; serve una legge di convivenza civile per essere tutelati legalmente. Facciamo, quindi, un’analisi seria e pacata di ciascuna istanza. “Le persone omosessuali sono figli di Dio”: perché, c’è forse qualcuno che mette in dubbio che tutti gli uomini sono figli ugualmente amati da Dio Padre? So bene che, a questo punto, si potrebbe innescare una disputa teologica fra il significato di “essere creature di Dio” ed “essere figli di Dio”, ma è evidente che il contesto in cui Papa Francesco sta parlando non è quello di un convegno accademico, ma quello di una divulgazione pubblica in cui preme che giunga il messaggio fondamentale dell’amore incondizionato di Dio per tutte le persone, per tutti i suoi “figli”. Forse che Dio smette di amare chiunque si renda responsabile di atti gravi o delitti efferati? Ricordiamoci della parabola del “Padre misericordioso” (impropriamente nota come la parabola del figliol prodigo): egli aspetta ed accoglie il figlio a braccia aperte, perché sa benissimo che, allontanandosi da Lui, quel poveretto si è cacciato in una vita di schifo, costretto a mangiare le ghiande dei porci … Dio Padre vuole che siamo davvero liberi e felici: per questo ci ha dato il decalogo, le dieci parole di vita, che sono la “road map” per essere pienamente felici e appagati già qui, sulla terra. Non divieti mortificanti, ma esortazioni che mettono in guardia da pericoli mortali.

Forse non sarebbe male ricordare il monito di San Giacomo, illuminante in questo contesto: chi abbandona la grazia e serve il peccato, muore, “perché il peccato genera la morte”(Gc.1,14-15). E il Signore non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (Ez. 33,11). Proprio per questo ha inviato il Suo Figlio Unigenito, per noi morto e risorto: per dare dimostrazione concreta del Suo amore e della cura che Egli ha per ciascuno dei Suoi figli.

Sono certo che Papa Francesco ha voluto ricordare a tutti noi che, in quanto figli, siamo fratelli e non è concesso a nessuno “buttar fuori” dalla famiglia, dalla società, dalla Chiesa, chiunque. Non spetta a noi il giudizio sulle persone, che resta prerogativa assoluta del Padre; spetta a noi il giudizio sugli atti e sui fatti, sotto l’illuminazione della Rivelazione, della Tradizione e del Magistero. Ma questa è un’altra storia che esula, ora, da questa riflessione. Resta da affrontare il tema civile: una legge che tuteli le convivenze fra persone dello stesso sesso. Un appunto deve essere fatto e ricadiato ai vari speculatori smemorati: in Italia questa legge c’è già dal 2016 e garantisce tutti i diritti della persona nel contesto di un rapporto di coppia. Una legge che non discrimina nessuno, che – come chiede Francesco – dà “copertura legale”, collegata all’articolo 2 della Costituzione, evitando confusioni con la famiglia “società naturale fondata sul matrimonio” di cui all’articolo 29 della stessa Costituzione.

In perfetta coerenza con quanto Papa Francesco ha scritto in Amoris Laetitia 251: “Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie neppure remote tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”. “L’accoglienza e il rispetto è per tutte le persone, ma la famiglia è una sola, uomo e donna, una sola” (16 giugno 2018). Ciò detto, è indegna manipolazione far dire al Papa ciò che non ha detto, allargando il suo intervento ad altri aspetti, come la genitorialità e il diritto al figlio per coppie omogenitoriali. Sempre in Amoris Laetitia: “Ogni bambino ha diritto a ricevere l’amore di un padre e di una madre, entrambe necessari per la sua maturazione integra ed armoniosa. Rispettare la dignità di un bambino significa affermare la sua necessità e il suo diritto naturale ad avere una madre e un padre”(A.L. 172).

Se ci fosse un briciolo di onestà intellettuale, soprattutto da parte di quei politici o uomini di cultura sedicenti cattolici che stanno esultando per la cosiddetta “apertura” del Papa al mondo gender, si dovrebbero leggere le parole magisteriali del Pontefice, piuttosto che quattro battute durante un’intervista. Magari a partire da quella definizione perentoria sul gender “sbaglio della mente umana” (22 marzo 2015). E’ evidente l’esistenza di una vera e propria strategia manipolatoria del Santo Padre: quando sottoscrive “Samaritanus bonus” ove condanna senza appello eutanasia e suicidio assistito, cala il pesante sipario del silenzio; quando fa due affermazioni inopinatamente considerate a favore delle “manipolazioni ideologiche per distruggere il matrimonio” (sono parole testuali di Francesco, in Georgia nel 2017) la ribalta mediatica suona la grancassa. Vergogna!

Ieri è ricorsa la festa liturgica di San Giovanni Paolo II ed è doveroso ricordare le sue lezioni sulla “Teologia del corpo” per avere una stella polare che ci orienti anche in questo momento, senza dimenticare che, al di là del dibattito in corso, vale sempre un suo monito lanciato dal Palazzo Apostolico durante l’Angelus della domenica 20 febbraio 1994: “Ciò che non è moralmente ammissibile è l’approvazione giuridica della pratica omosessuale”. Amore, misericordia, accoglienza verso chiunque richiedono “carità nella verità”.

Massimo Gandolfini: