Opinione

La pandemia e i nuovi poveri nel cuore della Chiesa

È purtroppo un dato di fatto come l’emergenza causata dall’attuale pandemia stia provocando effetti collaterali che vanno ben oltre i già drammatici dati sanitari resi noti dai bollettini quotidiani. Ad esempio, basterebbe contattare un qualsiasi parroco presente nel territorio per accorgersi come la crisi sanitaria si è trasformata ben presto in crisi economica che ha portato con sé un aumento della povertà: sono in crescita, infatti, i nuclei familiari che vanno a bussare, addirittura per la prima volta, alla porta delle canoniche o dei centri d’ascolto parrocchiali per chiedere beni di prima necessità.

Caritas Italiana, presentando il rapporto su povertà ed esclusione sociale del 2020, dal titolo “Gli anticorpi della solidarietà”, afferma che: “analizzando il periodo maggio-settembre del 2019 e confrontandolo con lo stesso periodo del 2020 emerge che da un anno all’altro l’incidenza dei ‘nuovi poveri‘ passa dal 31% al 45%:quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima voltaAumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani che risultano in maggioranza (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa”.

A tale rapido mutamento la risposta per il contrasto alla povertà è stata offerta dai diversi progetti sviluppati da Caritas italiana, come dalle Caritas diocesane e parrocchiali, ma anche attraverso le misure emergenziali di sostegno al reddito attuate dal Governo, il tutto consultabile nei rispettivi social media.

Altresì un ulteriore effetto collaterale preoccupante, assimilabile alla povertà se non la si considera solo come ristrettezza economica ma anche come mancanza di uno stile di vita equilibrato, afferisce all’aumento del disagio di ordine psicologico e sociale nelle diverse fasce di età.

I lavoratori sono sempre più posti sotto stress tra cassaintegrazione, chiusura dei luoghi di lavoro, ritardo dei ristori, futuro occupazionale incerto e in continua evoluzione. Per non parlare degli anziani, di fatto sottoposti ad una quarantena prolungata perché iscritti, giustamente, nel gruppo dei soggetti fragili, con il rischio però di scivolare in un inedito isolamento sociale.

Ugualmente allarmante è il malessere che colpisce i giovani dovuto al perdurare delle restrizioni che hanno generato un repentino cambio della quotidianità. Gli esperti, infatti, parlano di incremento di atteggiamenti simil depressivi, dell’apatia, della pigrizia, dei disturbi del sonno ed alimentari, del deficit di attenzione ed anche di comportamenti autolesivi.

È inconfutabile, dunque, come questo momento storico è segnato non solo dagli esiti diretti della pandemia che il sistema sanitario sta contrastando, ma anche da tutta una serie di conseguenze delle quali la collettività dovrà farsi carico fin da subito perché nessuno rimanga solo.

Tornano alla mente le parole di papa Francesco proferite il 27 marzo 2020, nel momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia: “Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda”. Una lettura chiara del presente, da parte del Pontefice, ed al contempo la via da seguire per uscirne, insieme!

don Francesco Verzini

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