Il 29 giugno tutta la Chiesa Universale celebra il ricordo di San Pietro e San Paolo, patroni della di Roma. Il “Patrono” nella Roma antica, era quel cittadino che godeva di una certa autorevolezza, in genere apparteneva alla classe dei patrizi, ed era così chiamato per quel particolare legame, detto appunto di patrocinio o di protezione che aveva con i “clientes”, cittadini anch’essi che adempivano ad una serie di obblighi nei confronti di un “patronus”. I due Apostoli, con la loro presenza e la loro storia hanno lasciato nella città di Roma, un qualcosa di grande, di unico e di irripetibile.
Se andiamo indietro nel tempo, lasciando trascorrere e passare i millenni, le vicende che hanno accompagnato questi due martiri della fede, fanno da sfondo alla storia e alle tradizioni della città Eterna. La festività sarebbe stata celebrata sin dal 258 e la data del 29 giugno, sarebbe legata all’antica festività romana del “Quirino”, divinazione e che celebrava i due gemelli Romolo e Remo.
Col tempo i due apostoli, furono considerati i fondatori della nuova Roma, e il pontefice Leone Magno (440-461) verso la metà del V secolo, si rivolse in un sermone pronunciato in occasione di questa festa, a Roma personificata ricordandole che gli apostoli le avevano portato il Vangelo di Cristo, trasformandola da maestra di errore in discepola di verità. Quelli sono i santi padri tuoi e i veri pastori che ti fondarono, molto meglio e molto più felicemente di coloro per opera dei quali fu stabilita la prima fondazione delle tue mura, rammentando che Romolo aveva macchiato la nascita della città col sangue fraterno.
Ne “Il culto degli apostoli Pietro e Paolo, nelle forme romane più antiche della messa del 29 giugno”, scritta nel 1969 dall’archeologo francese Victor Saxer (1918-2004) troviamo scritto: “Il 29 giugno festa di Pietro, nella catacomba di San Sebastiano e di Paolo in via Ostiense, sotto i consoli Tusco e basso nel 258. Questa notizia è la sola della Depositio Martyrum ad essere accompagnata da una data consolare del III secolo. Checché ne sia del fatto preciso al quale si riferisce la data e sul quale le opinioni degli studiosi divergono, è indubbio che essa ha segnato una tappa degna di figurare nel calendario festivo della Chiesa di Roma, tappa nella quale probabilmente per la prima volta, i due apostoli furono festeggiati insieme…”.
Anche la storia più antica del culto dei due apostoli è tipicamente romana. Premettiamo che nella raccolta di testi liturgici, il “Sacramentario leoniano”, la coppia apostolica è designata semplicemente dal titolo di Apostoli, nel linguaggio liturgico romano sono Pietro e Paolo.
Nel III volume del Diritto Ecclesiastico del sacerdote Luigi Giampallari, del 1828 apparso a Palermo è riportato un Decreto dello Stato Pontificio, quand’era papa Pio VII (1800-1823) dove c’era scritto: “Ordiniamo, siegue la Bolla, che nel giorno 29 giugno nei calendari ecclesiastici si adopri la seguente disposizione: Festa dei SS. Pietro e Paolo e commemorazione di tutti i SS. Apostoli e SS. Martiri … tutto questo venne con ministeriale del 29 aprile del 1818 confirmato”.
Dopo questi accenni storici che ci trasmettono l’importanza di questi due giganti e colonne della fede cristiana, ricordiamo che Pietro e Paolo, morirono sotto l’imperatore Nerone (54-68). Pietro il pescatore di Galilea, giunse a Roma tra il 57 e il 58 e venne crocefisso a testa in giù nei pressi dell’ager Vaticanus, dove l’imperatore Caligola (37-41) eresse un circo poi terminato dallo stesso Nerone.
Paolo essendo cittadino romano, fu martirizzato con la decapitazione nel luogo conosciuto come ad aquas salvias. La leggenda racconta che la sua testa una volta tagliata abbia rimbalzato tre volte, facendo scaturire ad ogni balzo una sorgente d’ acqua calda, fredda, tiepida: da qui il nome di “Tre Fontane”. Il corpo di Pietro si trova sotto l’altare della Confessione nella basilica vaticana, e in quel giorno la statua in bronzo di Arnolfo di Cambio (1254-1302) viene adornata da un piviale rosso, e la devozione secolare ha consumato il “piede” che veniva baciato da fedeli e pellegrini. In questo stesso giorno il Papa impone il Pallio ad alcuni vescovi della città, si tratta di una specie di sciarpa di lana che rappresenta il legame e l’unione tra la Chiesa Universale e quelle locali.
Il corpo di Paolo è nella basilica che si trova fuori le mura, sulla via Ostiense, anch’esso sotto l’altare della Confessione. La sera nel quartiere Ostiense, vengono portate in processione le “catene” dell’Apostolo delle Genti, un reliquario che conserva quello che resta delle catene stesse, quando fu imprigionato insieme a Pietro, nel Carcere Mamertino, nel Foro Romano.
Le “catene” di Pietro, sono conservate e visibili, nella chiesa di S. Pietro in Vincoli, situato nel rione Monti, sul Colle Oppio, e un racconto ci dice che le Licinia Eudossia (422-462) figlia dell’imperatore d’Oriente Teodosio II (401-450) diede al pontefice Leone I (440-461) le catene che Pietro portava nella prigionia a Gerusalemme e queste furono poi fuse insieme a quelle del Carcere Mamertino.