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Le origini dell’Anglicanesimo

La regina Elisabetta II in quanto sovrana d’Inghilterra era anche Supremo reggente della Chiesa anglicana. Un titolo non solo di rappresentanza ma che si sostanzia in importanti poteri di governo ecclesiastico: tra l’altro può nominare Vescovi, su consiglio del Primo Ministro e anche il clero, ha un controllo sulla legislazione canonica dei tribunali ecclesiastici, anche se la massima guida spirituale è affidata al Vescovo di Canterbury.

Per questo, in Inghilterra la Chiesa anglicana è anche Chiesa di Stato, subordinata al governo del sovrano. Per il resto, la chiesa Anglicana ha una forma di culto molto simili a quella cattolica, ma riconosce solo due sacramenti come istituiti da Cristo, battesimo e la Cena del Signore. Occorre precisare che non si può parlare di Chiesa Anglicana ma di Comunione Anglicana: è l’Anglican Communion formata da 45 Chiese sparse per il mondo, ognuna delle quali indipendente rispetto alle altre: pertanto il ruolo della monarchia britannica si lega solo alla Chiesa d’Inghilterra, una delle tante Chiese che fanno parte della Comunione, per quanto ovviamente la Chiesa d’Inghilterra sia la più importante. Del resto, il Sovrano inglese nominando i vertici della Chiesa d’Inghilterra ha di fatto una grande influenza sulla scelta dell’Arcivescovo di Canterbury, che è il rappresentante della Comunione anglicana.

Le origini dell’Anglicanesimo e del ruolo di governo assegnato al Sovrano d’Inghilterra risalgono infatti al Re Enrico VIII che nel ‘500, come risposta alla scomunica ricevuta da papa Clemente VII per aver sposato Anna Bolena e aver così annullato il suo precedente matrimonio contro il parere del Pontefice, formalizzò il distacco da Roma e diede vita alla Chiesa anglicana, che da allora venne sottoposta al primato del re.

Il re Enrico nel 1534 venne dichiarato “Capo Supremo in terra della Chiesa d’Inghilterra” dal Parlamento con l’Atto di Supremazia: il sovrano divenne così la massima autorità nelle controversie dottrinali della nuova Chiesa, prendendo il posto del Sommo Pontefice anche della competenza per la decisione sulla nomina dei Vescovi.

L’indipendenza dal Romano Pontefice divenne però definitivamente dichiarata con la salita al trono della figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena, la regina Elisabetta I Tudor, che prese il titolo di “Supremo Governatore della Chiesa d’Inghilterra”: è sotto il suo regno che nel 1563 vennero pubblicati i “39 articoli” che costituiscono il testo ufficiale della nuova Chiesa.

Oltre a questo ruolo affidato da allora al Sovrano d’Inghilterra, che ha dunque comportato il rifiuto totale dell’autorità del Papa, e alla famosa e ancora non del tutto risolta questione, molto tecnica, della successione apostolica dei Vescovi anglicani, molte sono le differenze rispetto alla Chiesa Cattolica, che si sono accentuate negli ultimi anni: dall’apertura del sacerdozio alle donne nel 1992, che ora possono divenire anche Vescovi, fino al riconoscimento delle nozze omosessuali, annunciato dall’arcivescovo di Canterbury quando ha affermato che nella Chiesa anglicana non rifiuterà il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Con la successione ad Elisabetta II il nuovo Re Carlo III assumerà il ruolo di Governatore Supremo della Chiesa Anglicana d’Inghilterra.

Monsignor Antonio Interguglielmi, professore del Seminario di Galilea, dove insegna diritto canonico

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