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Che cosa c’è dietro l’omicidio di Willy

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Guardando le immagini che scorrono in TV ci si chiede come dei giovani possano aver ucciso, con determinazione e ferocia un altro giovane, un giovane come loro. Si fanno grandi discorsi, si condanna la violenza. E tutti sono concordi nel dire che episodi come questo non debbano mai accadere. Peraltro siamo sotto elezioni e quindi la passerella dei politici affranti e solidali con le famiglie dilaniate dal dolore è scontata, doverosa. Ma io non so quanto sincera. So di dire parole forti. Ma in quei giovani cultori della violenza, in quei corpi scolpiti dai muscoli che ne distruggevano un altro più esile e minuto, e di colore diverso dal loro, c’è la risposta su come si possa arrivare a tanta cattiveria.

Perché diciamolo forte e senza ipocrisia, per rispetto di Willy, un bel giovane sorridente venuto da lontano a cercare una vita in un Paese ove ha trovato la morte. Può accadere ancora, se non corriamo ai ripari. Può accadere ancora perché in questa società tutto è esibizionismo, troppo è volgarità, saccenza, irresponsabilità. In questa campagna politica tutta mediatica ho letto un susseguirsi di insulti a candidati ritenuti nemici e non avversari.
Dialogo: quasi zero. Falsità tante nel voler dipingere di un colore diverso l’altro pur di arrivare a destinazione. Perché questa è la società dell’apparire, ad ogni costo. E non dell’essere.

Chissà quante ore di palestra per scolpire quei corpi esteticamente perfetti. Ma chissà se quei giovani avranno letto un libro! Ma quanti oggi riescono a leggere una riflessione finita e non si accontentano di belle foto e paesaggi! Quanti si avvicinano all’altro con il rispetto che si deve ad ogni persona? Ma andate a leggere sui social e scoprirete “i gorilla da tastiera” sempre pronti a saltare addosso all’avversario senza esclusione di colpi!L’importante è abbatterlo.

Ieri sono stato invitato ad un dibattito: il secondo in una campagna politica condizionata dal Covid. Tra me e il candidato avversario non c’è mai stata in un’ora una sbavatura, una frase offensiva. Perché alla base del nostro incontro c’era il rispetto della persona. Un rispetto venuto da lontano: dalla scuola, dallo studio, dalla buona educazione. Entrambi abbiamo richiamato la necessità di un valore, l’etica. L’etica nei comportamenti ma anche l’etica nelle espressioni.

E questo valore si condivide quando si condividono valori come la legalità, la trasparenza, l’integrazione, rispetto dell’altro anche se di cultura diversa dalla tua in quanto essere uguale a te, con gli stessi diritti e doveri.

Non ci sono esseri umani di serie A ed altri di serie B. Willy muore ogni volta che vedendo morire un drogato senti dire: uno in meno, Willy muore quando guardando  una nave che sta affondando diciamo: affogate in mare. Siamo già in troppi. Willy muore quando al giovane sorridente che ti porge la mano fuori dal negozio, e lo fa con rispetto, anziché rispondere un no grazie, diciamo: “Vattene a lavorare, zozzone”. Certo, frasi che se lette oggi tutti ripudiano, ma quante volte le abbiamo sentite? E quante volte le abbiamo dette? Quante volte abbiamo reagito contro l’arroganza, la violenza contro il debole, il povero, la persona maltrattata? Quante volte, anche ad amici, ho cercato di spiegare l’esito di indagini complesse contro la tratta degli esseri umani e mi sono sentito dire: Sono “puttane”, hanno una funzione sociale.

E me lo sono sentito dire anche da donne che mi hanno deriso, come se ci fossero prostitute di serie A alle quali è tutto permesso e prostitute di serie B. Con il mio amico, mio avversario in politica, ci siamo guardati ieri, e dopo il confronto ci siamo fatti gli auguri per un buon risultato elettorale ed abbiamo concluso: dobbiamo tornare all’educazione civica nelle scuole. Dobbiamo tornare alla educazione nei valori fondanti di ogni società civile. Noi tutti sappiamo che la nostra società è in crisi. Una crisi economica epocale. È vero. Ma soprattutto etica. E allora fermiamoci. E ripartiamo da zero, dal basso.

Cominciamo dalla scuola elementare. Che poi è il mistero svelato dal Maestro: “Se non tornerete come questi bimbi non entrerete nel Regno dei Cieli”. Perché dovremo tornare alla intelligenza ed alla ingenuità accogliente dei bambini che non fanno divisioni, non mettono steccati. Accarezzano i riccioli del compagno e giocano con i capelli irti e forti del ragazzino dal colore della pelle diverso dal loro. Prendono il dolcetto caduto per terra e se lo rimettono in bocca senza paura.

Noi stiamo diventando tutti belli fuori, eleganti, tutti protesi alla fisicità. La malattia che mina anche la nostra bellezza umana esteriore ci preoccupa, ci abbatte. Senza pensare che dentro di noi sta avanzando il nulla. Il papà di Willy ha detto al funerale del giovane figlio: che questa morte abbia un significato. Spetta solo a noi oggi fare una riflessione. E ricominciare. Prima che un velo grigio copra questo mondo bello e perfetto che ci è stato regalato da Qualcuno che facciamo sempre più fatica a riconoscere e a ringraziare.

Italo D'Angelo: