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E’ tempo che ognuno si assuma le proprie responsabilità

Nei momenti gravi e di grandi scelte, da che mondo è mondo, le persone di buon senso abbassano i toni, cercano il dialogo, ed ognuno è  portato a prendersi la sua parte di responsabilità. Sono gli interessi superiori della comunità della quale tutti facciamo parte a pretenderlo. E poi, proprio perché la posta è troppo alta, non si corrono rischi di confondere le acque solo per ragioni di parte, per protagonismo, per vezzo polemico. Si sa,  i soggetti che accendono il fuoco possono facilmente essere scottati dalla disapprovazione generale.

È scontato che le persone di norma non amano la confusione mentre si sta decidendo dei propri interessi, i più importanti. Non è stato edificante durante il lock down, la rincorsa tra governo centrale e regioni, tra opposizione e maggioranza governativa la gara a chi “offriva più libertà” nella riapertura, tra l’altro, di tutte le attività ludiche: per intendersi quelle dove il contatto fisico è inevitabile, dove si  moltiplicano per dieci le esposizioni alle infezioni, dove gli assembramenti riguardano quasi esclusivamente i giovani.

Il risultato lo stiamo valutando in questi giorni, con l’impennata di contagi che speriamo non sia seguita da virulenza maggiore della prima di questa primavera, come è già accaduto in altre esperienze epidemiche in Europa di un secolo fa. C’è dunque solo da sperare che questa continua corrida italiana possa cessare, ripeto, almeno per per le circostanze più impegnative e difficili.

Prendiamo quello che sta accadendo alla scuola: è in piedi una polemica al giorno sui media, e continuo a chiedermi che impatto negativo sta avendo sugli studenti in termini di  loro consapevolezza, sia sull’importanza cruciale per la loro regolare istruzione e formazione di non perdere una sola ora di lezione, come dei rischi che possono correre se a scuola i contatti da avere con i propri compagni di classe saranno simili a quelli che stanno avendo nelle balere delle nostre spiagge: italiche o estere che siano.

Certamente la riapertura dovrà avvenire nella massima sicurezza possibile; mi pare che di questo si stanno occupando le autorità tecniche e politiche, pur con quei margini di rischio che sempre ci sono in questi casi di situazioni di emergenza sanitaria inusuale. Sono certo che si continuerà ad individuare il massimo di protezione pur di dare risposte le più idonee possibili per i nostri bambini e ragazzi.

Mi preoccupo quando sento lamentele e proteste, ma nel contempo nessuna valutazione sulla disgrazia già sopportata per della cessazione nel corso dell’anno scolastico precedente. Dovremmo essere tutti d’accordo nel ritenere gravissimo se la scuola funzionasse a metà anche nel prossimo: i danni sarebbero irreversibili per scolari e studenti. Soprattutto i docenti sanno che la perdita di occasioni di studio, in particolare per alcune fascie di età, non potranno mai essere recuperati del tutto.

Dovremmo essere tutti convinti che la scuola italiana già da tempo mostra crepe da ogni parte, almeno da un venticinquennio. Questa condizione è senza dubbio il frutto di cinismi ripetuti ai danni della istruzione, uso della scuola a fini elettorali, clientelismi ed assunzioni non sempre compatibili con le preparazioni utili a preparare i giovani per le produzioni industriali e dei servizi, corporativismi ingiustificabili, stipendi i più bassi d’Europa. Dunque questo retaggio dovrebbe consigliare ogni soggetto istituzionale, politico e sociale, una volta tanto, ad abbassare i toni e rendersi disponibili ad affrontare con totale dedizione la prova necessaria di tornare nelle aule. In fin dei conti, assicurare fedeltà alla scuola, è proprio nella responsabilità di ogni soggetto in questione: ognuno peraltro viene pagato per farlo: politici, presidi ed insegnanti che siano.

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