La stampa e le reti televisive da mesi si preoccupano di comunicare nei notiziari il numero dei morti e delle persone contagiate. Stiamo ormai vivendo uno stato di sofferenza e disagio generalizzati anche per le notizie che si stanno diffondendo sui vaccini e sugli effetti collaterali e siamo nel bel mezzo di una guerra economica ove a soffrire di più sono e saranno le persone più deboli, ovvero quelle con maggiore difficoltà a difendersi.
Questa pandemia potrebbe essere tuttavia una straordinaria occasione per costringerci ad essere migliori, a cambiare radicalmente il nostro modo di pensare e di agire e guardare all’altro che vive accanto a noi con occhi diversi. Perché come ha ricordato il Presidente Mattarella: “Senza coesione la libertà rischia di indebolirsi e serve senso di responsabilità per creare convergenze e collaborazione per andare nella stessa direzione”. Perché capita fin troppo spesso, come ci ricorda il cardinale Ravasi, “in tutti gli ambienti, anche in quelli ecclesiali che ci imbattiamo in questi occhiuti e farisaici censori del prossimo, ai quali non sfugge la benché minima pagliuzza altrui. Essi si crogiolano nel gusto sottilmente perverso di sparlare degli altri e si guardano bene dall’esaminare con lo stesso rigore la loro coscienza, inebriati come sono del loro compito di giudici. Purtroppo, dobbiamo tutti confessare che questo piacere perverso di spalancare gli occhi sulle colpe del prossimo è una tentazione insuperabile che ci lambisce spesso”.
E così come guardare a quello che sta accadendo di fronte al nostro mare? E restare in silenzio? Il Governo di Erdogan ha deciso di uscire dalla Convenzione del Consiglio d’ Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. L’accordo era stato firmato nel 2011 proprio in Turchia, ad Istanbul, ed era entrato in vigore nel 2014. Prevede, tra l’altro, il sostegno alle donne vittime di violenza, il risarcimento danni in sede civile, il divieto del matrimonio forzato, la lotta alla violenza psicologica e fisica, allo stalking, alla violenza sessuale, alle mutilazioni genitali femminili, alle molestie sessuali. Quella che sembrava essere una grande conquista sembra ritornare ad essere una illusione. Erdogan vuol entrare in Europa ma non vuole riconoscere il diritto delle donne di non essere torturate, schiavizzate, uccise.
Quello stesso diritto per il rispetto del quale don Oreste prima, e don Aldo oggi, dell’Associazione Papa Giovanni XXIII hanno dedicato la propria vita. Ho avuto modo di vivere accanto a loro per un periodo importante della mia esperienza professionale e credo che sia stata la più importante della mia vita. Come tanti miei amici e conoscenti pensavo che le ragazze che vivono ai bordi delle strade stessero lì per propria scelta. Ho organizzato e diretto tanti servizi anti prostituzione, credendo in questo modo di combattere il fenomeno. Le ragazze venivano prelevate da noi poliziotti come fossero pericolosi mafiosi e portate in questura. Ed io, dirigente del servizio , passavo la notte a fare i fogli di via.
In realtà solo dopo aver frequentato la Papa Giovanni XXIII ho capito che le ragazze erano due volte vittime, prime della malavita e oi del sistema repressivo a tutela dell’ordine pubblico. Rastrellamenti, accompagnamenti in questura, una firma e le ragazze venivano allontanate, con diffida a lasciare il Paese o la città magari per essere prelevate qualche centinaio di metri dopo l’uscita della Questura dagli stessi aguzzini che sulla strada ce l’avevano portate.
Don Oreste fino agli ultimi giorni della sua vita non si è stancato di andare per le strade d’Italia ad aiutare queste ragazze, non per un atto di compassione ma per un atto di giustizia e di carità cristiana. E le operazioni di polizia più importanti sono state realizzate grazie a molte di queste ragazze, aiutate ad uscire dalla tratta e convinte da Don Oreste e da Don Aldo a denunciare i propri sfruttatori. Oggi ci scandalizziamo per la decisione di Erdogan. E ci stracciamo le vesti. Ed è giusto che sia così! Ma quante sono le ragazze che ogni giorno sono costrette a prostituirsi, quante le vittime innocenti della tratta costrette a subire nel silenzio dei più? Quanti cristiani sarebbero disposti ad aiutare, non domani ma questa sera, una di queste ragazze chiamate da Don Oreste e Don Aldo “figlie”? Quanti cristiani si sono sentiti in dovere di aiutare don Oreste e quanti si sentono di aiutare don Aldo in questa missione?
Quanti Erdogan ho conosciuto in questo nostro Paese che si dice cattolico. Quante volte alle mie riflessioni partecipate in assemblee , in conferenze, in cene tra amici , pure cattolici mi è stato detto: “Ma sono le donne a scegliere! Se fossero riaperte le case chiuse tutto si risolverebbe, non più sfruttamento, non più schiavitù ma libertà di vendere il proprio corpo ed un sistema di tassazione che renderebbe tanti soldi allo Stato”. E certo! Vaglielo a spiegare alle ragazze violentate e costrette a prostituirsi da associazioni criminali che pagando le tasse il loro diventerà un lavoro pulito, un lavoro come tutti gli altri. Perché è onesto pagare un lavoratore 15 euro “per una notte di lavoro“, metterlo in una vasca di acqua calda oppure fredda per “invitarlo” a lavorare o in una stanza lercia e lurida per giorni a fare apprendistato di violenze, avere il corpo tagliuzzato e se non ha voglia di “ lavorare “ tagliargli la bocca con una lametta, perché impari che “il lavoro rende liberi“. Lo diceva anche qualcun altro: Arbeit macht dich Frei! E sappiamo come è finita. Ma quanto siamo ipocriti!
Perché non rispondi a questa semplice domanda, tu che vuoi riaprire le case chiuse?
Chi darà la merce da vendere ai “negozi di Stato“ ai supermarket del sesso a pagamento, controllati settimanalmente da zelanti medici e da poliziotti compiacenti che magari prima assaggeranno ”i prodotti”? Chi se non la malavita? Ma non si tratta di mele o mandarini! Quelle che verranno esposte sono persone, con un corpo ed un’anima e Dio non può perdonare chi scientemente vuole il male, lo agevola o addirittura lo organizza.
Io sto diventando vecchio e so che quando morirò continueranno ad esserci cattiveria e sfruttamento, ma voglio sperare che ci saranno sempre anche un Don Oreste e un Don Aldo che alla sera, invece di cenare in canonica e magari bere in solitudine due bicchieri di vino, andranno ad asciugare le lacrime di queste ragazze, chiamandole sorelline, andranno a fare i giullari di Dio e si metteranno a cantare in dialetti africani e a ballare con loro, regalando rosari e recitando preghiere, e non ci sarà più poco lontano “un cliente“ che si proclama cristiano che attenderà il proprio turno…
Si, voglio sperare che ci siano anche poliziotti innamorati della vita, della giustizia e di Dio che li accompagneranno sulle strade a liberare le ragazze, perché le ragazze hanno bisogno di essere liberate e non consolate. E hanno bisogno di vedere nello Stato e in chi lo rappresenta non un aguzzino, ma un tutore, che sappia difenderle e riconoscere loro quella dignità negata a cui ogni donna ed ogni essere aspira.