I dati dell’Istat sull’invecchiamento in Italia, ci dicono che, la popolazione ultrasessantacinquenne nell’ultimo decennio è passata da 12.206.470 a 13.693.215 di persone con un incremento di 1.486.745, rappresentando così, quasi il 23% degli abitanti del nostro paese.
Questi numeri ci pongono di fronte ad alcuni elementi oggettivi su cui bisogna fare una riflessione, il primo è che, l’accresciuta speranza di vita rappresenta un successo per il welfare del nostro Paese. A riprova di questo elemento, gli stessi dati, sottolineano che, nell’ultimo decennio, gli anziani a 65 anni hanno guadagnato più di un anno in buone condizioni di salute.
Il progressivo invecchiamento generale della popolazione e l’aumento della comorbilità nelle persone ultraottantenni, mette tutto il sistema paese di fronte alla necessità di dare vita a un nuovo sistema di assistenza, che sia in grado di aiutare gli anziani e i loro famigliari caregiver in tutte quelle che sono le azioni della quotidianità, ad esempio la preparazione dei pasti, il fare la spesa, l’utilizzo dello smartphone e delle nuove tecnologie, l’assunzione dei farmaci e lo svolgimento dei lavori domestici. Per fare questo, bisogna innovare alcune caratteristiche del nostro welfare, accentuando la creazione di un sistema di cura più sostenibile, in grado di mettere sempre al centro la persona, con i rispettivi desideri e ispirazioni.
Gli anziani rappresentano un patrimonio di valori e conoscenza irrinunciabile per la nostra comunità quindi, tutti gli enti e le istituzioni preposte alla loro cura e tutela, devono agire in ogni modo necessario per garantire una qualità elevata dell’assistenza. I principi che devono guidare ogni decisione in merito sono quelli della sacralità e dignità della vita che devono rappresentare un punto fermo della nostra evoluzione civile e morale.