Opinione

Il mondo della terza età è la sfida della società odierna

“Nella vecchiaia non abbandonarmi”, questo è il tema scelto per Quarta Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, istituita nel 2021 da Papa Francesco la quarta domenica del mese di luglio, in prossimità della memoria liturgica dei santi Gioacchino e Anna che ricorre il 26 del mese.

Francesco con questa ricorrenza ci ha voluto mettere in risalto il ruolo di chi ci ha preceduto, messo al mondo e tramandato quel bagaglio di sapere e valori che plasmano la nostra vita. Non a caso alla vigilia di questa giornata, con un post su X il Pontefice esorta a stare vicino a quanti sono avanti negli anni e a riscoprire il loro prezioso contributo “nella famiglia, nella società e nella Chiesa”, facendo questo, scrive ancora, “riceveremo anche noi tanti doni, tante grazie, tante benedizioni”.

Il tema scelto per il 2024, ovvero un forte monito contro l’abbandono e la solitudine degli anziani, rientra nell’attenzione che il magistero del Papa ha sempre riservato alle vittime della “cultura dello scarto”. Gli anziani – come i bambini non voluti, i disabili e i malati – sono considerati improduttivi, un peso, in mondo come quello attuale che esalta l’efficienza e il godimento immediato. La società pervasa dal materialismo pesa il valore di ogni vita, ritenendo giustificato lo sforzo per un sostegno per quello che alcuni definiscono “degne di essere vissute”.

In questa cornice la Giornata istituita da Papa Francesco assume un grandissimo valore in cui far emergere una cultura della vita cristiana, che lega le generazioni con il filo composto da riconoscenza e interdipendenza. In una delle tante Udienze concesse a nonni e nonne il Santo Padre è stato chiarissimo: “La Chiesa guarda alle persone anziane con affetto, riconoscenza e grande stima. Esse sono parte essenziale della comunità cristiana e della società, in particolare rappresentano le radici e la memoria di un popolo”. In questa prospettiva possiamo dire che gli anziani, come i bambini, ci costringono ad uscire dal nostro guscio, a comprendere che il mondo non è iniziato e non finirà con noi e perfino la trasmissione delle fede sarebbe impossibile senza legami intergenerazionali.

Non abbandonare gli anziani, le nostre madri, i nostri padri, è il primo regalo che possiamo fare a noi stessi, al nostro egocentrismo malato, perché possiamo imparare anche dalle loro fragilità e dalla tenacia con coi sono affrontate. Senza contare poi che, spesso, gli anziani sono una vera e propria risorsa per le nuove generazioni, l’impegno affettivo e pratico che mettono per la cura dei nipoti è molte volte cruciale per l’equilibro economico ed emozionale delle giovani coppie che mettono al mondo figli tra mille difficoltà.

Il mondo della terza età è una sfida enorme per la Chiesa e le società di oggi, dove l’invecchiamento della popolazione è un processo inesorabile. Basta dire solo in Italia da qui a tre anni gli ultranovantenni aumenteranno di un milione, ma i fondi e i servizi per l’assistenza restano insufficienti. Lo stato non potrà mai sostituirsi alla rete famigliare per qualità e quantità dei servizi offerti ma, proprio per questo, è necessario che il sostegno sia in cima all’agenda politica.

Marco Guerra

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