Il nuovo ministro dell'Interno, qualche giorno fa, intervistato sul tema della gestione dei migranti con riferimento alla vicenda della nave Aquarius, ha dichiarato, fra le altre cose, che uno dei suoi obiettivi è quello di ridurre i costi per l'accoglienza; a questo proposito ha aggiunto: “In Italia c’è una lobby che si sta arricchendo in modo che non ritengo opportuno” ovvero la “lobby degli avvocati d’ufficio. Non credo si possa passare per fessi. Nel 2018 le domande di asilo respinte sono state il 58%. Il problema è che il 99% dei respinti fa ricorso pressoché in automatico, perché lo Stato garantisce un avvocato d’ufficio che paghiamo tutti noi. Per giunta, si intasano i tribunali: lavorerò con il collega alla Giustizia per intervenire anche su questo”.
Come noto la difesa d'ufficio, istituto di matrice costituzionale e sovranazionale, è propria del processo penale, non è a carico dello Stato e non ha nulla a che vedere con la materia dell’immigrazione. In materia di protezione internazionale, invece, la presenza dell'avvocato è solo eventuale, essendo richiesta solo davanti al giudice civile per impugnare i provvedimenti amministrativi delle Commissioni Territoriali, nella cui circostanza il migrante può chiedere di essere ammesso al gratuito patrocinio.
Può chiedere, per l’appunto. Ma ciò non significa che venga concesso. Difatti, per essere accolta, la domanda in questione prima deve essere vagliata preliminarmente dal consiglio dell'ordine degli avvocati che “ammette l'interessato in via anticipata e provvisoria al patrocinio … se le pretese che intende far valere non appaiono manifestamente infondate”, e poi, in ultima istanza, dal magistrato competente per il giudizio.
E' importante sapere che in virtù di tale norma sono numerose le volte in cui non viene concesso il gratuito patrocinio. Pensiamo forse che il migrante, che è perlopiù un indigente assoluto, sia a quel punto in grado di saldare le competenze dell’avvocato? Considerato poi che, per disposizione di legge, gli importi che spettano al difensore in caso di patrocinio a spese dello Stato nel processo civile sono dimezzati, dove si vedrebbe l'arricchimento indebito?
Chi svolge questo tipo di lavoro non lo fa solo per apprestare tutela ai dinieghi alla protezione internazionale, altrimenti dalla somma di quello che viene pagato – perché talvolta il gratuito patrocinio non viene accolto ed il migrante non è in grado di saldare -, di quello che è pagato la metà del dovuto – stando alle norme sul gratuito patrocinio in materia civile – e di quello che viene pagato anche dopo un anno dalla liquidazione (praticamente la regola), sarebbe insostenibile. Quando un richiedente asilo chiede una consulenza, se è chiaro che la sua domanda non è pretestuosa, lo si assiste volentieri, per tanti motivi: per umanità, per rispettare l’art. 24 della Costituzione, o forse, semplicemente, perché si crede nei valori cristiani, in primis la carità…
Ci si aspetta che venga gestito meglio il tema dell’immigrazione rispetto a quanto è stato fatto negli ultimi tempi. Non per questo, però, quello che già c’è è necessariamente clientelismo, marcio, lobby, business sulla pelle dei disgraziati o, forse ancora peggio, sulle tasche degli italiani. Si può apprezzare il pragmatismo di Salvini e la sua sana voglia di far funzionare bene le cose. Ma è altrettranto importante non semplificare o generalizzare, perché altrimenti si rischia di sminuire -se non di mortificare- tanti anni di professionalità, dedizione e passione.