Sono trascorsi dieci anni da quando Francesco ha proclamato santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Una doppia canonizzazione dal profondo significato. Viene automatico dire Concilio e pensare al suo “ideatore” Giovanni XXIII, che di Jorge Mario Bergoglio ĆØ il maestro e lāispiratore. Eppure lāereditĆ del Vaticano II arriva al primo papa che ha scelto di chiamarsi come il Poverello di Assisi soprattutto attraverso la lezione e lāesempio dei suoi due piĆ¹ diretti predecessori, a diverso titolo protagonisti della stagione conciliare. Karol Wojtyla partecipĆ² al Concilio con un contributo importante nellāelaborazione della costituzione Gaudium et Spes.
La convinzione di Giovanni Paolo II era che la Chiesa attraverso il Concilio non ha voluto rinchiudersi in se stessa, riferirsi a sĆ© sola, ma al contrario ha voluto aprirsi piĆ¹ ampiamenteĀ». Per il padre conciliare Karol Wojtyla, il Vaticano II, dopo aver approfondito il mistero della Chiesa, si ĆØ interessato del mondo moderno, dellāuomo fenomenico, quale si presenta oggi. PerciĆ² la missione di evangelizzazione e di salvezza ha spinto il concilio a superare le distinzioni e le fratture, a rivolgersi Ā«allāintera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtĆ entro le quali essa viveĀ» (GS 2). Secondo Giovanni Paolo II si ĆØ trattato di un dialogo, per portare a tutta la famiglia umana la salvezza, per collaborare al suo vero bene ed alla soluzione dei gravi problemi, nella luce del Vangelo.
La costituzione Gaudium et Spes espone la dottrina cattolica sui grandi temi: vocazione dellāuomo, dignitĆ della persona umana, ateismo, attivitĆ umana, matrimonio, fame, cultura, vita economico-sociale, pace, guerra, comunitĆ dei popoli. Allāumanesimo laico, chiuso nellāordine naturale, viene opposto lāumanesimo cristiano, aperto al trascendente, che presenta la concezione teocentrica dellāuomo, ricondotto a ritrovare se stesso nella luce e nello splendore di Dio. Nella visione conciliare di Giovanni Paolo II la ragione della dignitĆ umana consiste nella vocazione dellāuomo alla comunione con Dio, quindi il Concilio rivolge a tutti gli uomini lāinvito ad accogliere la luce del Vangelo. Il Vaticano II, ha affermato Giovanni Paolo II, “resta lāavvenimento fondamentale della vita della Chiesa contemporanea; fondamentale per lāapprofondimento delle ricchezze affidatele da Cristo; fondamentale per il contatto fecondo con il mondo contemporaneo in una prospettiva dāevangelizzazione e di dialogo ad ogni livello con tutti gli uomini di retta coscienza”.
Per Karol Wojtyla il Concilio ha posto le premesse del nuovo cammino della Chiesa nella societĆ contemporanea. Pur essendo la stessa di ieri, la Chiesa vive e realizza in Cristo il suo “oggi”, che ha preso il via soprattutto dal Vaticano II. Il Concilio ha preparato la Chiesa al passaggio dal secondo al terzo millennio dopo la nascita di Cristo. Anche Joseph Ratzinger, dal 1962 al 1965, ha garantito un rilevante apporto al Concilio Vaticano II come “espertoĀ£ e ha assistito come consultore teologico il cardinale Joseph Frings, arcivescovo di Colonia. In realtĆ il lascito conciliare di Wojtyla e Ratzinger si riscontra in una pluralitĆ di aspetti del pontificato di Francesco. Lāanelito sinceramente ecumenico che lo spinge a considerare il primato petrino in termini di servizio alla cristianitĆ e non di dominio, lāimpostazione autenticamente universale della sua missione pastorale, il debito di riconoscenza che nellāultimo mezzo secolo accomuna tutti i pontefici per la straordinaria intuizione di Giovanni XXIII. Un lascito da personalizzare.