Si apre oggi il mese dedicato alla missione. La missione è una dimensione del cristiano, una sua caratteristica. Ciò che ho e porto dentro è diffusivo per sua natura, non è un fatto intimistico, nascosto. Al contrario. Io sono testimone perché lascio intravedere l’essenziale che mi fa vivere. Io non posso, come dicono gli Atti degli Apostoli “tacere ciò che abbiamo veduto e ascoltato”. La missione è una dimensione della personalità del cristiano.
Il mese di ottobre ci accompagna verso la Giornata missionaria mondiale, che verrà celebrata il 24. Quest’anno il tema scelto è “Testimoni e profeti”. Vorrei sottolineare la testimonianza e la profezia sono le modalità con cui uno si pone a confronto con il mondo. Io non sono migliore e no sto di fronte a un mondo che devo cambiare, al contrario: mi metto in ascolto del mondo amandolo. La mia testimonianza è, prima di tutto, un amore per questo mondo.
Spesso noi ci mettiamo in antagonismo con la realtà umana, quasi a dire “siamo i migliori”. Se riusciamo, invece, a metterci in ascolto, divento testimone di un mondo che è già presente, ma non ancora del tutto rivelato. Cioè, testimone di speranza. Noi viviamo in una realtà così complessa che una tentazione che può prenderci è quella di dire: “Io sono nel giusto, ho le risposte. Mi metto di fronte al mondo per convertirlo”. E’ una cosa pericolosa perché rischiamo di cercare adepti. Non dobbiamo cambiare gli altri, dobbiamo entrare in dialogo con gli altri: solo così riesco a tirare fuori dall’altro ciò che Dio ha già seminato.
Dobbiamo partire dal principio che la missione è riconoscere che Dio è già presente e all’opera nel mondo. Papa Francesco, ultimamente, ha detto alla comunità e ai sacerdoti di Roma: “Ascoltatelo ascoltandovi”. Il missionario è colui che ascolta Dio ascoltando l’uomo, nelle sue fragilità e nelle sue debolezze tra le quali, molte volte, viene nascosto il bene.
Ottobre è anche il mese che la Chiesa dedica alla Madonna del Rosario. Maria, la nostra Mamma celeste, è colei che assiste i missionari nel loro compito. La missione è far incontrare l’uomo con Cristo che cambia la sua vita, che dà luce, che valorizza le tradizioni, che fa fiorire tutte le potenzialità e bellezze. E’ intuibile che dietro a tutto questo c’è un’azione materna, quella di Maria che sostiene e accompagna la vita e le fatiche di ogni missionario. Le fatiche di un missionario sono generative: non deve costruire qualcosa che non c’è, ma promuovere ciò che si trova dentro ogni persona. Proprio come una madre fa nascere il figlio che ha dentro di sé. Maria è modello di generazione, nel rispetto, nella creatività silenziosa, non passiva, ma a servizio. Maria è il modello del missionario che ravviva il fuoco, non custodisce solo le ceneri. Maria è la madre del popolo. Soggetto della missione è il popolo di Dio, non la singola persona. Maria è colei che ha unito, e ancora unisce, popoli sotto di sé. Lei è la custode dell’anima dei popoli.