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Il Magnificat: inno di gratitudine, lode e amore

A conclusione del mese mariano, l’ultimo giorno di maggio, c’è il ricordo della Visitazione della Beata Vergine Maria a Santa Elisabetta. Dopo l’annunciazione e ricevuto lo Spirito Santo, Maria si reca da Nazareth in Galilea, nella città di Ain-Karim, in Giudea, situata a sei chilometri ad Occidente di Gerusalemme, a trovare Elisabetta, che in tarda età, portava in grembo il futuro Giovanni Battista.

Il racconto di questa particolare visita lo troviamo solamente nel Vangelo di Luca (1,39-56): “In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?  Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.

Possiamo immaginare come la stessa Vergine Maria sia stata desiderosa di condividere con Elisabetta, l’annuncio dell’angelo. Ella esce dalla sua casa, dalla sua famiglia, dal suo contesto, per “correre” dalla sua parente. E’ opportuno ricordare, che correva per prestare un “servizio” ad Elisabetta, la giovanissima fanciulla di Nazareth, non vedeva l’ora di andare dall’anziana parente e da lei si tratterà per ben tre mesi. E sarà Maria ad esprimere con il “Canto del Magnificat”, tutta la riconoscenza a Dio, che in lei ha operato “meraviglie grandiose”.

L’animo di Maria, in questo cantico, appare in tutta la sua maestosità: non è un’implorazione, ma è un’esaltazione della misericordia del Padre, del disegno chiarissimo del Padre: infatti è Lui che salva, che guarda, che dispiega la sua potenza, è sempre Lui che rovescia i potenti e liquida i ricchi, è ancora Lui che ricolma di beni gli affamati e si “compiace” della pochezza della sua serva. Ecco che il “Magnificat” è in definitiva un inno di gratitudine, di lode, e soprattutto di amore: “L’anima mia magnifica il Signore”.

L’origine della festa della “Visitazione della Beata Vergine Maria” si deve all’arcivescovo di Praga Giovanni Jeinstein (1348-1400) che preparò personalmente i testi liturgici della festa, promulgò nel sinodo diocesano del 16 giugno 1386, che tale festa fosse celebrata nella sua diocesi il 28 aprile. Lo stesso arcivescovo scrisse a Papa Urbano VI (1378-1389) affinché questa festa venga estesa a tutta la Chiesa latina.

C’è da ricordare che secondo alcuni mariologi, tale festa si fa risalire a quando San Bonaventura (1221-1274) durante il Capitolo dei frati minori svoltosi a Pisa nel 1263, introduce in tutto l’Ordine francescano questa festa stabilendo come data il 2 luglio.

Per molti anni tale ricorrenza resterà fissata in questo giorno, perché si pensava che la Vergine Maria in quella data abbia fatto ritorno a casa, a Nazareth.

Toccherà aspettare la riforma del Calendarium Romanum, il calendario liturgico ufficiale usato nell’ambito della Chiesa Cattolica, per disciplinare le ricorrenze e le celebrazioni dell’anno liturgico del rito romano ovunque tale rito sia diffuso;  decretata da Paolo VI (1963-1978) , oltre ad attribuire alla celebrazione della Visitazione, il grado liturgico di “festum” , trasferisce la festività al 31 maggio, tra la solennità dell’ Annunciazione del Signore il 25 marzo, e la natività di San Giovanni Battista il 24 giugno, e a conclusione del mese di maggio, dedicato alla Vergine Maria.

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