Opinione

Lo smartworking fa bene, ma c’è chi vuol tornare indietro nel tempo

Fa parlare l’affermazione del sindaco di Milano Beppe Sala sullo smart working, il quale a fatto sapere a tutti che sarebbe l’ora di tornare a lavorare. Molti hanno ritenuto quella dichiarazione, una ostilità verso il lavoro agile, per far tornare i lavoratori alle modalità ante lockdown. Quello che è certo è che a freddo, rilasciando dichiarazioni ad un giornale milanese, pur dando valutazioni del tutto plausibili, ha voluto caricare eccessivamente di problematicità alcuni aspetti da chiarire riguardo la esplosione del ricorso al lavoro on line, e relativa  a qualche remora di fondo verso l’affermazione  lampo di nuove dinamiche di lavoro nella produzione di beni e servizi, nelle famiglie, nella vita civile.
Certamente ci sono dei nodi da sciogliere ed alcuni di essi sono: una normativa di legge che completi la scarna legge del 2015 sul lavoro agile; la sostanziale inesistenza di ccnl che definiscono diritti e doveri di chi lavora a casa; una preparazione delle aziende a gestire il lavoro per progetto anziché per orario, la inesistenza di una valutazione economica sulle attrezzature e le infrastrutture necessarie per lavorare fuori azienda.
Questi sono solo pochi degli esempi, che però si possono risolvere molto rapidamente. Ma sarebbe un errore imperdonabile, quello di voler cancellare le tante pratiche nuove venute necessariamente alla ribalta per ovviare il lockdown.
A pensarci bene, in questi quattro mesi e più, perché costretti, abbiamo riguadagnato tutto il tempo perso negli ultimi anni, riguardo al nostro rapporto con le tecnologie digitali. Infatti, almeno da dieci anni erano già  diffuse alcune strumentazioni digitali di comunicazione, eppure costretti, ogni giorno ci siamo dovuti collegare per lavoro, per riunioni sociali, per incontri religiosi, e tante pratiche ancora che ci hanno insegnato a superare i ‘dossi’ dello spazio e del tempo. Tant’è che abbiamo apprezzato grandemente le ore guadagnate, i risparmi di denaro, la riduzione dello stress e dell’inquinamento; persino la intensificazione dei rapporti con le persone.
Certamente il rapporto fisico e umano è insostituibile; ma chi l’ha detto che non si possano alternare con quelli on line per ottimizzare il nostro tempo e per renderci più efficienti?
Raffaele Bonanni

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