“Italia ripensaci” è l’esortazione amichevole, quasi affettuosa, che abbiamo rivolto alle istituzioni del nostro Paese quando ci siamo resi conto che aveva votato, all’Onu, contro la proposta di convocare una conferenza di Stati per discutere di uno strumento giuridico per proibire le armi nucleari.
Ci eravamo impegnati da molti anni, insieme a centinaia di organizzazioni di società civile di tutto il mondo, per arrivare a mettere al bando le atomiche. Il gruppetto che rappresentava le associazioni italiane non pensava che l’Italia avrebbe in maniera così netta contrastato la volontà della maggioranza degli Stati, solo per obbedire a un ordine di scuderia dell’alleanza militare di cui fa parte. Storicamente l’Italia aveva sempre sostenuto i trattati internazionali per il disarmo (messa al bando delle mine, delle munizioni a grappolo) o comunque umanitari, come l’impegno contro la pena di morte. Da lì la sorpresa e la nascita di “Italia, ripensaci” ormai 5 anni fa.
Nel 2017 il testo del trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpnw) è stato approvato da 122 Stati, due terzi dei membri dell’Onu. E la nostra coalizione, ICAN, è stata premiata con il Nobel per la Pace, anche per aver ridato slancio alla democrazia nelle decisioni internazionali: sono infatti principalmente Stati militarmente deboli che hanno permesso l’adozione del TPNW, mentre tutte le “grandi” potenze hanno disertato la conferenza.
In questi anni, abbiamo scritto a ogni nuovo governo italiano, chiedendo di essere ascoltati. Abbiamo a più riprese riferito del sostegno crescente a favore del TPNW: oggi l’87% della popolazione chiede all’Italia di aderire. Negli anni, la campagna “Italia, ripensaci” ha raccolto il sostegno di oltre 200 ordini del giorno di consigli comunali – quasi sempre approvati all’unanimità – e centinaia di associazioni, mentre sono decine di migliaia le cartoline di cittadine/i a sostegno dei TPNW inviate a palazzo Chigi. Gli eventi di sensibilizzazione sono stati migliaia in tutta Italia, ma principalmente nei territori più vicini alle basi dove sono oggi stoccate le armi nucleari: Aviano (PN) e GHedi (BS).
La recente adesione di 40 associazioni e movimenti cattolici ci permette di allargare ancora di più la nostra rete di sostegno. Nel momento in cui scrivo, ricorre il 75esimo anniversario della nostra Repubblica. Sono certa che l’Italia diventerà presto una Repubblica libera dalle armi nucleari.
Lisa Pelletti Clark, Esponenti di Beati costruttori di pace, si occupa di campagne per il disarmo nucleare con la Rete italiana per il disarmo ed è co-presidente di International Peace Bureau
Articolo pubblicato su Sempre Magazine