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La lezione che Gesù ci dà oggi

Per dire la verità: siamo molto buffi. Più vogliamo essere seri più ci presentiamo miseri. Vedere il nostro essere machiettistici è un vero segno di maturità. Allo stesso modo la maturità si rivela nell’arte di guardare gli altri con una certa distanza – ironica, quindi senza complessi. E questo non significa avere uno sguardo cattivo. Piuttosto invece si vedono i problemi, i vizi delle persone che facilmente possono sentirsi offese.

Nel brano del Vangelo di oggi Gesù ci dà una lezione molto raffinata su come affrontare i problemi degli/con gli altri. Inevitabilmente osservando gli altri notiamo nel loro comportamento varie cose, soprattutto quelle che si riferiscono a noi, valutiamo le conseguenze e, in pratica, ci avviciniamo o allontaniamo da loro. È sempre la nostra scelta ma spesso non possiamo pienamente isolarci da tutti coloro che non ci piacciono. Alcuni contesti suppongono proprio qualche presenza non sempre leggera degli altri. Allora che cosa fare?

Gesù oggi ci offre una bella prospettiva che mette insieme l’osservazione e la valutazione, come risultato ampliando la qualità dell’interazione. La sua proposta è semplice e attuale. Aiuta ad uscire dalle ormai troppe tensioni che ci arrivano dai rapporti con gli altri. Chiaro che le tensioni provocano le nostre reazioni. Gesù ci offre una bel modo di sfogarsi: elegante e formativo. Nota le incoerenze in comportamenti, trova alcune belle metafore per descriverli e gioca con loro. Le sue metafore diventano spunti di riflessione, suscitano curiosità ed affetto, entrano nell’immaginazione e la materia per le nostre operazioni mentali e spirituali. Non pensiamo già delle persone concrete ma dei loro problemi, deformazioni, sbagli. Due ciechi che si guidano a vicenda e cadono in un fosso: una scena comica, se anche poco rispettosa per i ciechi. Intende mostrare la sicurezza e autonomia nelle situazioni dove non ci sono mezzi per essere né sicuri, né autonomi. E questo è comico: vedere le persone che pretendono di poter fare qualcosa, e magari iniziano anche a farlo non rendendosi conto degli ostacoli organici che non permettono di compiere i loro piani.

Il sopra citato effetto comico aumenta il contrasto tra la pagliuzza e la trave. Che tipo di vista si può avere con una pagliuzza in un occhio? Non si vede niente! E come si potrebbe notare la trave nell’occhio del fratello? Un paradosso doppio che mostra l’assurdo delle nostre osservazioni e delle conclusioni che ne ricaviamo. In effetti è un’immagine molto triste di due personaggi che pensano di funzionare bene (nel guardare e tirarne conclusioni) ma ciò che ne risulta è che non sono in grado né di vedere, né di funzionare. Tutto rimane una grande usurpazione, una grande finta. Ecco l’affresco tanto suggestivo quanto allucinante.

E ancora fichi sugli spini e uve da un rovo! Qui siamo ormai nella realtà surreale, nel mondo della fantascienza! Gesù di nuovo gioca con le comprensioni e aspettative umane. Anche qui viene ridotta ad assurdo una possibilità del nostro ragionamento: non possiamo valutare giustamente la coerenza degli altri. Facciamo qui sbagli elementari e poi ci lamentiamo di non aver riconosciuto il male o il bene delle persone. Con questa metafora Gesù mostra la miseria delle nostre valutazioni degli altri, della nostra conoscenza delle persone e dei nostri discernimenti. La regola di coerenza esistenziale sembra chiara. A che cosa serve allora la sua caricatura surreale? Uno sfogo di Gesù? Un piccolo segno di impazienza o di essere stufo della nostra limitazione?

Non lo sappiamo. Rimangono queste immagini chiare, fantasiose e caricaturali che sono entrate per sempre nella circolo della nostra cultura. Ecco: le immagini chiare, suggestive, impressionanti! Ecco il modo migliore per imparare dagli altri, guardandoli senza superiorità ma anche senza frustrazione, per scaricare le situazioni pesanti e senza speranza. Basta mostrare che sono ridicoli e che ogni nostra pretesa gonfiata suscita solo un sorriso, spesso di pietà.

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